Alessandro Jacobone in: “Troppi numeri, poco calcio”

Calcio d’estate un cavolo. Diciamoci la verità, mancano pochi giorni all’inizio del campionato e la formazione rossonera si presenta ai blocchi di partenza con uno zaino pieno di pietre che rallenteranno inevitabilmente il cammino che in teoria avrebbe dovuto riportarci in Europa, non importa se quella che conta meno. Pietra è stato in primis il cambio dell’ennesimo allenatore e non parlo certo di Cristian Brocchi che ha dimostrato nell’esordio col Brescia quanta polvere ancora debba mangiare. Ripartire per l’ennesima volta, per la squadra non è stato facile e le poche certezze ottenute con la passata stagione, vedi solidità difensiva, si sono dissolte come neve al sole in questo precampionato da alti e bassi. Pietra è stato questo mercato fatto di noccioline e scambi di figurine sbiadite, panorama creatosi non solo per la mancanza di risorse da investire, bensì anche per via della situazione d’ostaggio creata da giocatori che, sapendo di valere quello che valgono, non ci pensano neanche minimamente di lasciare uno status che non gli appartiene, quello da giocatori del Milan. Evidente quanto i giocatori che noi reputiamo essere i fiori all’occhiello della nostra rosa, non siano richiesti quasi da nessuno. Dulcis in fundo, la pietra della cessione. Forse quella più desiderata dai tifosi anzi, togliete proprio il forse. Ma che inevitabilmente ha rimandato tutto a data da destinarsi, mentre il tifoso rossonero avrebbe avuto bisogno di qualcos’altro per questa stagione. Non si può voler tutto dalla vita, potrebbero rinfacciarci. Ma nemmeno nulla per tre lunghi anni, replicherebbero i tifosi milanisti.

Il trofeo estivo giocatosi al Mapei Stadium ha regalato un paio di spunti interessanti e tante mani nei capelli. Il francesino che una volta era solo il sosia del famoso SuperMario, sta lentamente forgiando la sua classe e i lampi di tutto il precampionato lasciano il sapore di un campione a divenire. Per quanto riguarda il gruppo, la pressione coordinata atta a recuperare palloni a centrocampo e le veloci e quasi a memoria ripartenze, ha lasciato un briciolo di speranza nel tifoso rossonero. Speranza che questa estate di precampionato non sia stata passata a fare grigliate a Milanello. Il problema maggiore però rimangono gli interpreti. Puoi avere il copione più brillante del cinema mondiale, ma se a recitare hai apprendisti attori dell’oratorio di Agrate Brianza al posto delle star di Hollywood, l’oscar te lo scordi e rimani destinato ai cinema di provincia. Il loro problema è che siamo il Milan ed il Milan non gioca in provincia, bensì a San Siro e spesso collegato con mezzo mondo in diretta. Un mondo che per anni ha visto le parole di Kiplin tradotte in calcio, mentre da troppo tempo ad essere nero è l’umore del tifoso milanista e rosso il viso per la vergogna provata al posto di coloro che a casa non portano più trofei ma solo assegni dai tanti zeri. I cambiamenti in quel di Aldo Rossi saranno numerosi nei prossimi mesi ed il lavoro che attende la nuova proprietà è davvero tanto. Dal management da selezionare, alle vecchie glorie da riportare in quella che per loro è una casa naturale e che solo l’ego e l’amore per i riflettori di qualche dirigente, hanno tenuto lontano.

Ma un’altra stagione sta per iniziare e tutto questo parlare di numeri, bilanci e fondi in quel di Hong Kong, a noi tifosi interessano poco. Chi l’avrebbe mai pensato che il calcio si sarebbe trasformato così ? Ricordo mia madre che dal balcone di casa, mentre ero intento a correre dietro il pallone, mi gridava di tornare a casa a fare i compiti perché il calcio non mi avrebbe dato il pane da mettere sotto i denti e che sarei rimasto ignorante. Quanto gli vorrei poter rispondere adesso, dopo aver seguito attentamente i tentativi di cessione del Milan per due lunghi anni, mi sento pronto a dare esami di ingegneria finanziaria. Vi aspetto sulla pagina Milanisti Non Evoluti 2.0 e su Twitter all’account @nonevoluto. Buon campionato a tutti!

Gestione cookie