Per il Milan di allora, tale risultato, non era accettabile, vista la frequenza costante con cui i rossoneri partecipavano al torneo continentale più importante dedicato ai club. Così, di tutta risposta, il club mise a segno i colpi Ronaldinho, Zambrotta, Flamini, Senderos e Shevchenko, dopo che a gennaio era già cominciata l’avventura in rossonero di Pato. D’accordo, molti di loro non hanno dato granché alla causa rossonera e sono arrivati nei periodi di declino della loro carriera, ma gente come Dinho, che comunque è stato l’ultimo con la maglia rossonera ad andare in doppia cifra in quanto a gol ed assist (nella stagione 2009/2010), riusciva per lo meno ad entusiasmare i tifosi che si stropicciavano gli occhi solo con le sue giocate. Senza contare che quella rosa del Diavolo aveva campionissimi in ogni reparto e poteva competere per ogni competizione.
Ora, senza nemmeno il bisogno di sottolinearlo troppo, il Milan arriva da tre stagioni fallimentari, comincerà la sua terza stagione consecutiva senza Coppe europee, non ha campionissimi in rosa e, dopo l’acquisto di Vangioni e Lapadula, vede sfumare Benatia e Pjaca e tratta Pavoletti, Sosa, Musacchio ed il Papu Gomez. I tifosi continuano a sentirsi presi in giro da voci, fin qui sono state solo voci, sul passaggio ai cinesi del club e da una società, quella attuale, che sbaglia tutto quello che c’è da sbagliare tra scelte tecniche ed organizzative. Il tutto mentre una società contro cui il Diavolo ha sempre, soprattutto negli anni novanta e duemila, fronteggiato per giocarsi i titoli in Italia e anche nel Mondo, continua ad aumentare il gap con le altre rivali nazionali e ad avvicinarsi con le grandi del calcio europeo.
Non sappiamo se tutto questo avrà una fine e se, prima o poi, il tifoso del Milan potrà tornare a sognare e godersi i migliori calciatori in circolazione, però sappiamo che non vogliamo più essere presi in giro. Ripartire da un progetto chiaro che magari non assicurerà fin da subito la ribalta, ma almeno possa far tornare i tifosi ad essere orgogliosi di appartenere a quei colori. Al tifosi, infondo, basta davvero poco per sperare. Basta per esempio, come otto anni fa, un Ronaldinho che comincia a palleggiare ed emozionare o, eventualità al momento assai più semplice, tornare a vedersi rappresentare da gente che il Milan ce l’ha nel cuore, capitani storici che ancora non capiscono bene il motivo per cui non trovano spazio nella società per cui hanno scritto la storia.
This post was last modified on 16 Luglio 2016 - 14:03