Siamo, fino a prova contraria, nell’era di Silvio Berlusconi alla guida del Milan. Eppure in trent’anni non era mai capitato che si entrasse in un’estate contraddistinta così da dubbi, incertezze e perplessità sulle sorti societarie, prima, e sulle strategie di mercato, dopo. In sostanza, la confusione regna più che sovrana. E, come se non bastasse, è arrivato pure l’intervento al cuore dell’ex Cavaliere a rinviare e, se possibile, complicare la vicenda.
Realisticamente, cinesi dentro o cinesi fuori, l’ipotesi per la panchina è un ballottaggio tra Cristian Brocchi e Marco Giampaolo. Il primo è il tecnico che non vede l’ora di essere confermato dopo le sei gare di campionato e la finale di Coppa Italia persa contro la Juve. Il secondo è la scommessa emergente che prima o poi dovrà accasarsi presso una grande della Serie A. Nella sostanza ha ragione chi sostiene la pressoché totale indifferenza per l’uno o per l’altro. Entrambi, infatti, rappresentano delle sane scommesse, con modi e filosofie diverse.
Per il salto di qualità, tema di cui discutiamo qui ormai da quattro anni, servono l’esperienza in panchina (da qui il motivo per cui Emery e Pellegrini erano nomi più gradi) e la qualità in campo per fare la differenza. In entambi i casi dalle parti di via Aldo Rossi si brancola nel buio. E Ibrahimovic, sogno rossonero fino a quando non poserà per scatti fotografici con la maglia del Manchester United, ha lanciato un messaggio chiarissimo: “Non si torna dove si è fatta la storia”. The End?
This post was last modified on 15 Giugno 2016 - 11:02