Programmazione. O mia sconosciuta. Nel Milan vincente in Italia, in Europa e nel Mondo (citazione volutamente berlusconiana) il mercato era scientemente pianificato a tavolino, con obiettivi chiari e prefissati con largo anticipo: se qualcosa finiva sulla lista dei desideri, quel qualcosa arrivava, senza se e senza ma. Come cambiano i tempi, ed i soldi contano solo parzialmente. Mentre le big continentali annunciano i grandi colpi (Hummels, Renato Sanches, Gundogan e via discorrendo), i rossoneri restano fermi al palo, bloccati ed ingarbugliati nelle poderose spire del Boa constrictor chiamato “cessione societaria”. Il prezzo da pagare, per questo momento di transizione, è l’assenteismo nelle trattative, con il solo Leonel Vangioni portato a Milano.
Ma non solo resta immobile la casella degli entranti, lo stallo milanista influisce anche su tutte le aree sportive e non del club. I dubbi sul futuro del management trascinano nell’ombra anche altre figure. Chi sarà il prossimo allenatore? Chi saranno i prossimi dirigenti? Cambierà il volto dell’amministratore delegato? Chi tirerà i fili del calciomercato? Chi sarà al comando del settore campo? Nuovi proprietari sì o no? E se sì, con quale budget ed obiettivi? Berlusconi sì o no? E se sì, con quale importanza? La deadline del passaggio di consegne è stata prefissata tra il 15 ed il 20 giugno, ma fino ad allora il tempo trascorre inesorabile, ed il Diavolo non potrà che rimanere immobile, osservando i competitors muoversi liberamente, abbracciando il modus operandi del “vorrei ma non posso”.
Conseguenze? L’inesorabile calo (per non dire crollo) dell’appeal internazionale. Il rossonero, fino a pochi anni fa, era l’arrivo, una medaglia da appuntarsi sul petto solo se meritevoli di vestire quei due colori così gloriosi, all’apice di una grande carriera. Ora non più. Esempi? I tanti profili sognati, accarezzati e poi sfumati. L’ultimo della lista porta il nome di Mateo Kovacic: carta d’identità in linea con il progetto, tasso tecnico elevato da portare in dote e abilità tattica polifunzionale. Nonostante i sondaggi con mesi di anticipo, nonostante il gradimento del ragazzo, nonostante una possibile formula favorevole alla società di Via Aldo Rossi, è bastata una chiamata da Casa Juventus per ribaltare il fronte, portando Allegri vicinissimo al talento croato. Discorso valido non solo per l’ex Inter, ma anche per tutti coloro che vengono giornalmente accostati al Diavolo, congelato e paralizzato da una situazione dal destino più che nebuloso.