Via libera alla trattativa, tutto d’accordo coi cinesi che concorderanno con la società i termini economici e sportivi di questi momenti di passaggio. L’era Silvio Berlusconi è dunque al tramonto anche calcisticamente parlando, pur dovendo restare alla guida del Milan, così dice lui, per altri tre anni grazie alla grande popolarità del brand Berlusconi. Al suo posto ci sarà… Non si sa ancora.
Questo il grande cruccio di questa cordata orientale. I conti paiono a posto, gli intenti sugli investimenti nero su bianco, ma dopo mesi e mesi che siamo qui a parlare di questa cordata nemmeno un nome pare sia quello giusto. Ogni giorno ne esce uno nuovo e puntualmente viene smentito direttamente dall’interessato. Questione che non è irrilevante in quanto se si parla di investimento in immagine qualcuno dovrà pur metterci la faccia. Il mercato cinese vuole invadere il calcio italiano, e si era capito, ma i profitti nello sport, si sa, non sono monstre e più che altro sarebbe un modo per farsi pubblicità. Una pubblicità senza nome né logo.
Capire il senso di questa nebbia è difficile: ok che si vogliono tutelare gli interessi dei partecipanti alla trattativa, ok che scoprire più carte del dovuto prima della firma rischia di mandare tutto a monte e né Fininvest né gli acquirenti vorrebbero un ennesimo declino dei rapporti in costruzione; tuttavia, l’ombra che ammanta il passaggio di A.C. Milan nelle mani asiatiche permette speculazioni negative che sarebbero da evitare in un passaggio di consegne con obiettivi di visibilità. Chi ci deve mettere la faccia lo faccia.