Giorni caldi, giorni intensi, giorni in cui si deciderà il presente ed il futuro del Milan. Tra chi (quasi tutti) spera in uno stravolgimento dello stato attuale delle cose in seno alla società rossonera e chi, invece, non riesce a vedere un Diavolo senza il Cavaliere al comando. Difficile avere a cuore le sorti del Milan e pensare, allo stesso modo, che questa società non abbia il suo tempo, non abbia bisogno di una rinfrescata, di una svolta che vada nella direzione di far tornare il Milan ai fasti di un tempo. Il botta e risposta tra Paolo Maldini ed il Presidente Silvio Berlusconi dà l’idea di quanto sia sia perso il dna vincente, lo spirito di una società che comandava nel Mondo a livello imprenditoriale, manageriale e calcistico. Ora, il rosso e nero sono tremendamente sbiaditi e chi ha a cuore quei colori (tra quelli che non sono stipendiati direttamente dalla società), non può non soffrire l’attuale condizione.
Il Milan è un giocattolo che si è rotto e la colpa principale, come ammesso anche dallo storico ex Capitano rossonero, è di chi amministra la società, ma soprattutto di chi prende le scelte in sede di calciomercato e di scelta dei giocatori. “Al Milan, attualmente, nessuno capisce di calcio”. Parole dure quelle di Paolo Maldini che non potevano passare inosservate, ma tremendamente vicine con la realtà. Dopo un paio di decenni in cui, grazie allo strapotere economico sul mercato e all’abilità di gente come Ariedo Braida o Leonardo, in casa rossonera difficilmente si sbagliava una mossa tra cessioni ed acquisti, negli ultimi anni è calato il buio. Tra parametri zeri, calciatori strapagati e stipendi altissimi, sono pochi i veri campioni arrivati al Milan negli ultimi dieci anni.
Adriano Galliani non è stato più in grado di costruire un Milan vincente, o quantomeno competitivo (a parte nell’estate 2010 dopo l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic). Non è riuscito a farlo né con i budget limitati, né quando ha potuto contare su novanta milioni di euro da investire. Evidentemente le parole di Maldini hanno una loro motivazione ben precisa e sembrano molto più condivisibili rispetto ai “Siamo a posto così”; “La rosa è ultra competitiva”; “Questa squadra può competere con tutti” del signor Galliani. Ad avvalorare inequivocabilmente questa tesi, c’è un dato statistico che deriva dalle due competizioni continentali più importanti a livello di nazionali.
Tra Coppa America, iniziata nella notte, e campionati europei, infatti, sono solo quattro i calciatori milanisti impegnati. Due nella competizione d’oltreoceano, Bacca e Zapata con la Colombia, e solo due (fatto ancor più grave) nella competizione europea. Il fatto che, al di là degli infortunati Antonelli e Montolivo e della scandalosa esclusione di Bonaventura, i soli De Sciglio e Kucka tra i calciatori rossoneri, parteciperanno all’Europeo francese, non può non essere un dato oggettivo per descrivere la pochezza tecnica dell’attuale rosa rossonera. Non era mai successo, almeno durante la gestione Berlusconi, infatti, che il Milan contribuisse così poco alle varie Nazionali in giro per il Mondo.