Intervistato da La Repubblica, Paolo Maldini ha affrontato diversi temi interessanti, tra cui anche quello del padre, scomparso poco più di un mese fa.
Ecco le sue dichiarazioni su Cesare Maldini: “Mio padre accolse l’ipotesi che io diventassi un calciatore come un padre all’antica. Giochi solo se vai bene a scuola, altrimenti smetti. Io ero il primo dei maschi e quindi il primo a provarci. Dalla squadra dell’oratorio di piazza San Pio X sono passato a quella del Milan. All’oratorio il campo era di cemento e io da piccolo avevo la fissa di giocare in porta. Per me era un gioco, non pensavo alla fame di mio padre. Non era molto espansivo, ma ho capito quanto amore ci fosse nel suo modo asciutto di esserci vicino, anche quando allenava a Foggia, a Terni, a Parma. Quando eravamo tutti insieme, guai a far casino a tavola e quando partiva il Telegiornale. Il silenzio assoluto in una tavolata di otto persone come minimo è un’utopia. “
Paolo non ha mancato di descrivere nemmeno qualche discussione avuta con il padre, come ad esempio quella per il motorino: “Papà non voleva mai comprarmene uno. Basta un attimo di distrazione e hai chiuso col pallone, diceva. Quindi ne fregavo uno a caso alle mie sorelle. Qualche scontro con papà l’ho avuto. Lui aveva il suo carattere, io il mio. Niente di grave, ma se c’era una stupidaggine a portata di mano io la facevo. Mai in campo, solo fuori. Ricordo benissimo la faccia che fece quando rincasai alle 7 di mattina. Vacanze in Versilia, lui era alle Olimpiadi di Los Angeles, mia madre si fidava anche se facevo le ore piccole, magari non così piccole. Non avevo calcolato le date, mio padre era appena rientrato ed era in strada ad aspettarmi. Diciamo che non la prese bene”.
This post was last modified on 23 Maggio 2016 - 12:35