Un pugno di mosche è ciò che ci rimase in mano a settembre dopo un estate con un mercato bollente che ha cercato di smuovere gli animi rossoneri ma che in realtà non ha lasciato che il sapore amaro del tradimento. L’ennesimo tradimento. Molte speranze vane, molti annunci affrettati e riparazioni costose ma inutili: questo il riassunto di come viene diretto il Milan negli ultimi anni. E dopo una stagione così così siamo di nuovo allo stesso punto.
Se l’anno scorso era iniziata la pomposa trattativa con Mr. Bee Taechaubol ad un passo dall’entrare in società per immettere capitali a favore di una rinascita rossonera, oggi assistiamo alla cordata cinese che punta a diventare gruppo di maggioranza nella dirigenza del club; se l’anno scorso si elogiava l’arrivo di un allenatore di caratura internazionale che avrebbe rilanciato il gioco del Milan, salvo poi far arrivare Sinisa Mihajlovic dalla Sampdoria (con tutto il rispetto per l’operato di Sinisa), oggi sentiamo ancora parlare di Unai Emery e co. ma con la concreta possibilità che sulla panchina sieda ancora Brocchi; infine, a maggio passato tutti i tifosi già si sfregavano gli occhi poiché si dava per scontato il ritorno di Zlatan Ibrahimovic a Milano. E dopo un anno eccoci ancora qua, con le stesse illusioni che vorremmo siano più concrete del passato.
Ciò che ci porta a crederlo è soprattutto un cambio di proprietà che appare ormai scontato e una necessità di cambiare non più resistibile. Una proprietà cinese investirebbe sicuramente per riportare il Milan ai vecchi fasti che consentano un guadagno sensibile anche nel breve-medio periodo. Per farlo,
This post was last modified on 13 Maggio 2016 - 09:40