“Roberto non è mai stato davvero vicino alla panchina del Milan ma in futuro chi lo sa, è un vero milanista doc”. Così si pronunciò Adriano Galliani, a gennaio, e quella fu l’ultima occasione in cui i due innamorati, Roberto ed il Milan, si sfiorarono.
Il sentimento che lega Donadoni ed il club rossonero è forte, quasi inscindibile scrive oggi la Gazzetta dello Sport, e dura da decenni ormai, senza però essere ancora sfociato in una collaborazione tecnica in panchina. Il mister rossoblu, interpellato sull’argomento, si era già espresso con il garbo di un amante sofferente ma educato nei termini: “Si sono pentiti di non avermi scelto? Vanno rispettate le decisioni di tutti poi capita di sbagliare, anche a me”. Ma la filosofia del “Milan ai milanisti” in via Aldo Rossi è ancora in vigore, evidenziata proprio dall’ultima scelta presidenziale. Roberto, con la casacca del Diavolo, ha alzato 18 trofei e creato un intreccio importante con il rosso ed il nero, intreccio che va esteso anche all’uomo che ora guida il timone.
Quasi inspiegabilmente, ad un certo punto delle loro vite, si mescolano i destini di Roberto e Cristian. Entrambi milanisti veri, nell’estate 2006 Brocchi viene schierato in campo per difendere i colori della nazionale contro la Turchia, selezionatore proprio Donadoni. Da allora, nei richiami al gioco offensivo e la ricerca delle trame efficaci ma gradevoli allo stesso tempo, prosegue il fil rouge che porterà alla sfida di sabato: passato e presente del Milan, si giocano il futuro? Continua il loro destino miscelato.