Adesso è davvero rimasta solo la Coppa Italia. Questo Milan che, nonostante il punticino racimolato in casa contro un cinico Frosinone, non sta dando le risposte sperate da Cristian Brocchi e soprattutto dalla dirigenza, ha ancora una finale da giocarsi per poter terminare la stagione con un trofeo in bacheca e al di là di tutto zittire i detrattori con una coppa in mano.
La questione non è semplice, anche se qualcuno tende a banalizzare: davvero i giocatori si sentono all’altezza del Milan, ci credono e valgono? Allora rimane solo una cosa da fare: vincere, ovvero battere la Juventus. Attualmente i campioni d’Italia sembrano un ostacolo troppo alto da superare, visto che con avversarie più piccole si è fatto fatica, ma una finale è una finale, ha una storia a sè. Tutti si aspettano una risposta, una reazione da veri uomini nella gara che vale una stagione. Temiamo l’epilogo, conoscendoli, ma magari un briciolo di cuore gli è rimasto per onorare la maglia. Poi verrà il giudizio finale e la società tirerà le somme su mister e giocatori, sempre che non si venda baracca e burattini.
Le parole di Brocchi dopo la gara col Frosinone potrebbero non essere di circostanza, visto che la gara è stata condotta dal Milan e ci ha visto non vincere solo a causa di episodi. Il mister dopo il 3-3 dice: “Oggi il Milan ha dato dei segnali. Ho visto una squadra che ha attaccato, macinato gioco, preso due traverse e sbagliato un rigore. Non si è visto nemmeno un Milan fragile, perché se no sull’1-3 non reagivamo così“. I segnali sul versante del gioco per il tecnico ci sono, il problema è che le finali non le vince chi gioca meglio, le vince chi alla fischio finale ha fatto più gol.