Altro giro, altro fiasco. Il Milan non sa più vincere: a San Siro, contro un tosto e generoso Frosinone, finisce 3-3 una gara tanto emozionante quanto deprimente in ottica rossonera. A fare bella figura è Stellone, capace di condurre il match dal 1° minuto di gioco sino ai minuti di recupero della ripresa e di sfiorare un’impresa di portata storica. La “quarta” di Brocchi, al netto di una rimonta figlia di una reazione di nervi e poco altro, è un sostanziale fallimento: il Diavolo perde il 6^ posto in classifica, superato dal Sassuolo vittorioso in casa contro il Verona, e non mostra ancora uno straccio di miglioramento sul piano del gioco, richiesto espressamente da Silvio Berlusconi e motivo alla base dell’avvicendamento sulla panchina.
Milan-Frosinone è l’ultimo atto di una caduta rovinosa iniziata lontano. Se la mala sorte si è certamente accanita contro Montolivo e compagni, capaci di creare diverse occasioni e fermati (anche) da due legni e da qualche bell’intervento di Bardi e puniti dagli ospiti senza pietà (che dolore vedere Donnarumma così insicuro…), sarebbe miope non riconoscere che è stato un bruttissimo Milan, senza anima né idee, incapace di incassare con maturità il gol lampo dei Leoni e di mostrare un qualche barlume di gioco. I guizzi del match e i colpi di reni del finale sono stati figli di giocate estemporanee e della censurabile palla alta verso punte e saltatori (Alex nel finale ha giocato da centravanti aggiunto, ndr): una filosofia ben lontana da quella professata da Brocchi e voluta da Berlusconi. I tanti errori tecnici di ogni reparto sono sintomatici della mancanza di tranquillità in calciatori troppo fragili per la maglia rossonera e la modestia tecnica di gran parte della rosa.
Dare le colpe all’ex Primavera di questo ennesimo brutto spettacolo della stagione sarebbe ingeneroso: se subentrare in corsa è difficile per qualunque allenatore, a maggior ragione lo è per un esordiente, lanciato in una mischia rovente e con una filosofia di calcio velleitaria ed estremamente distante da quella del predecessore. A colpire e preoccupare sono le sue dichiarazioni, di chi è convinto di aver visto passi avanti nel gioco, dell’assenza di fragilità emotiva e di un generale ottimismo sulla gara di oggi: parole né condivisibili né sostenibili. Brocchi, oggi, ha ricordato il “peggior” Inzaghi in versione comunicatore: pareggiare in rimonta contro la penultima in classifica, perdendo l’ultimo posto per l’Europa, non può che deludere.
Insomma, male. Anzi: malissimo. Un disastro in campo e in classifica, peggiorato dalla cornice offerta da San Siro. Il “Meazza” milanista ha dissentito praticamente per tutti e 90 i minuti di gioco, con proteste e fischi verso la squadra, verso la dirigenza e verso la proprietà: cori contro l’a.d. Galliani (insultato a più riprese), contro i giocatori (“indegni” e invitati ad andare a lavorare) ma soprattutto contro il presidente Berlusconi, spinto senza mezzi termini a vendere il club per decretare la fine di un’agonia lunga tre anni. Dalle grandi notti di Champions a un raffazzonato pareggio con il Frosinone: l’epopea del Cavaliere è sempre più sbiadita.
This post was last modified on 2 Maggio 2016 - 10:34