Per mesi il tormentone era più o meno questo: “Mihajlovic resterà solo vincendo la Coppa Italia?“. Il tecnico serbo, suo malgrado, non è riuscito nemmeno ad arrivarci a quel fatidico 21 maggio. E qualcuno ha pure pensato che il buon Silvio l’abbia fatto apposta per non trovarsi nell’imbarazzo di mandare via l’allenatore con la Coppa Italia in bacheca. Quindi è arrivato Cristian Brocchi, voluto fortemente da Berlusconi e “digerito” da Galliani non tanto per il nome quanto per l’opportunità, in generale, di esonerare Mihajlovic. Si è detto da più parti che la condizione per la permanenza di Brocchi fosse un gioco migliore di quello mostrato dal Milan di Sinisa. Ad oggi, si può dire senza troppi dubbi che la missione sia già fallita.
Non solo non sono arrivati punti “doverosi” (soprattutto quelli contro Carpi e Frosinone), ma la dimostrazione dei giocatori in campo è pari all’insufficienza. Manca un po’ tutto e non è facile per Brocchi provare a cambiare l’ordine dei fattori. Come insegna la matematica, il prodotto non cambia. Da questa squadra non si può ottenere nulla in più rispetto a quel che oggi dice la classifica. E non sarà certo una partita secca giocata magari con grande determinazione contro la Juventus a capovolgere la lettura di questa situazione.
Non si cada, infatti, nell’errore di salvare un po’ tutta la baracca con la Coppa Italia vinta eventualmente tra pochi giorni all’Olimpico. Sarebbe l’ennesimo rinvio di quella rifondazione che nei fatti non c’è mai stata e che avrebbe dovuto iniziare quattro anni fa dopo gli addii dei “Senatori” e le cessioni illustri di Ibrahimovic e Thiago Silva. Per riaccendere il motore di questo Milan serviranno nuovi interpreti, nuove idee e un condottiero dal curriculum poco rossonero e molto determinato a non fare sconti. Il problema è sempre lo stesso: sarà concessa davvero carta bianca alla futuro guida di questa squadra?
This post was last modified on 4 Maggio 2016 - 14:41