C’era un tempo un mondo che rimaneva “rapito” da qualche slogan lanciato attraverso il tubo catodico. Erano gli anni del boom della televisione commerciale e Silvio Berlusconi, da abile precursore quale fu, esercitava sulla “massa” un fascino e una capacità di persuasione che non ha più avuto eguali nel tempo. Anche coi tifosi del Milan funzionava più o meno così: nei momenti di crisi (pochi, in realtà, nei primi dieci anni della sua gestione) bastavano davvero poche parole e qualche proclama per “calmare le acque“. Il famoso elicottero a Milanello lasciava presagire una svolta. Oggi la musica è cambiata. Profondamente cambiata. Peccato che a non accorgersene pienamente sia proprio lui, il Presidente, in crisi anche nel suo “punto forte”: la comunicazione.
Il videomessaggio pubblicato su Facebook ha avuto solo l’effetto di certificare la preoccupazione della maggior parte dei tifosi rossoneri circa il futuro della squadra. In sostanza, l’ex Cavaliere ha voluto dirci tre cose. Tradotte più o meno così: “Ci voleva poco per fare meglio di Mihajlovic e Brocchi lo è”, “Siete stati ben abituati per trent’anni, potete sopportare anche un momento negativo”, “Voglio vendere, ma non trovo l’acquirente“. Tre concetti che rischiano di diventare un vero e proprio boomerang nelle prossime settimane, non appena la stagione si concluderà e inizierà una nuova incertissima sessione di mercato.
La quasi totalità dei tifosi rossoneri pensa che cambiare allenatore a sei partite dalla fine e con una finale di Coppa Italia da disputare sia stata comunque una mossa sbagliata. Non solo. I progressi visti da Berlusconi sono sfuggiti all’occhio dei sostenitori. E ancora: la crisi del Milan non è passeggera, dura ormai da quattro lunghi anni, senza un progetto di ricostruzione dopo gli eccellenti addii. Per un oltre un anno abbiamo raccontato la trattativa con Mr. Bee per la cessione del 48% del Milan e oggi questo fantomatico personaggio thailandese è completamente sparito dai radar. Anzi, il Presidente ci informa di voler cercare una nuova proprietà italiana. E c’è davvero da domandarsi chi sia oggi l’imprenditore nostrano così volenteroso e disponibile ad acquistare un club come il Milan. Insomma, un tentativo (l’ennesimo) di arringare la folla. E stavolta ben pochi hanno scelto di concedere una tregua. Segno che qualcosa si è rotto definitivamente. E che la comunicazione non può essere più quella gloriosa degli Anni Ottanta. Il rischio è ridursi ad una “macchietta” che nessuno ha voglia di ascoltare. E non è giusto per nessuno, a cominciare proprio da chi prese il Milan in un’aula di Tribunale per portarlo in cima al mondo.
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This post was last modified on 9 Maggio 2016 - 11:03