L’ultimo grande senatore

Prima o poi doveva accadere, prima o poi la fine arriva per tutti e anche l’ultimo degli eroi di Manchester del 2003 ha deciso di dire basata. Cristian Abbiati questa sera saluterà il pubblico rossonero, dirà addio a quei tifosi che l’hanno accompagnato in queste 15 trionfali stagioni.

Arrivato in punta di piedi nella pazza stagione 1998-1999, quella dello Scudetto di Zaccheroni, si prese il posto in una fredda domenica di gennaio, dopo la follia di Seba Rossi che stese Bucchi durante Milan-Perugia. Abbiati entrò e non uscì più e un girone dopo, all’ultima giornata, proprio contro gli umbri, fu autore della parata Scudetto, sotto l’incrocio. Il volo più bello e più decisivo forse, ripetuto poi 12 anni dopo a Brescia, per l’ultimo trionfo tricolore del Diavolo. Ma la parata più importante, quella che resterà impressa nella sua testa e in quella di tutti i cuori rossoneri è una parata di disperazione più che di bravura, è una parata d’istinto più che di tecnica, è quella deviazione di coscia su Kallon, nell’euro-derby di ritorno: la parta che valse la finale contro la Juve e che mandò negli inferi calcistici i cugini nerazzurri.

Ovviamente Abbia è tantissimo altro, silenzioso, umile e schietto, in questi ultimi anni si è messo a disposizione della società senza fiatare e cercando di trasmettere il valore della maglia ai nuovi arrivati, che troppo spesso non lo percepivano. Ha fatto il secondo di Diego Lopez l’anno scorso e la chioccia a Donnarumma quest’anno. Stasera ci sarà una staffetta tra i due, in attesa di capire cosa succederà nella finale di Coppa Italia. Il cammino fino a Roma è stato fatto da Abbiati che forse meriterebbe di giocarsela, come premio finale alla carriera. Deciderà all’ultimo il suo amico Brocchi che al triplice fischio della prima vittoria contro la Samp non poteva che abbracciare il suo compagno di mille battaglie. Chissà per lui come dev’essere stato difficile vivere questi anni travagliati dall’interno, lui che ha vissuto l’ultima epoca d’oro del Milan e che quasi si sentiva impotente e frustrato a non poter aiutare la squadra ogni domenica. Ma anche dalla panchina il suo peso e il suo carisma si sono sentiti e le sue parole sono rimaste ben impresse. abbiati 2

In questi anni si è spesso ricordato il momento dell’addio contemporaneo dei senatori del Milan, in quel 13 maggio 2012 in cui diedero salutarono Inzaghi, Nesta, Gattuso, Zambrotta e Seedorf. Fu un passaggio cruciale e che ancora oggi ha strascichi negativi nello spogliatoio del Milan. Ora l’ultimo pilastro appenderà i guantoni al chiodo, rimarrà nella dirigenza forse, in attesa di capire cosa ne sarà della società. Discorsi vicini che adesso appaiono lontanissimi, nella testa e nel cuore di Cristian. San Siro dovrebbe concedergli il giusto tributo, solo applausi per chi ha dedicato tutto alla squadra, in attesa di capire se potrà combattere ancora una volta, l’ultima, fra 7 giorni, contro il gigante bianconero. Sarebbe bellissimo, sarebbe da Milan. Abbiati, uomo e rossonero vero.

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