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E adesso sotto col “quinto”

Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista dal 2006 e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi un decennio di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), si è occupato per oltre due anni della comunicazione di alcune tra le più importanti manifestazioni fieristiche europee per poi intraprendere la strada di Food&Beverage Manager e CEO di una società del settore moda a Milano. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” ogni domenica su Radio Reporter. E’ direttore editoriale della free press pomeridiana Mi-Tomorrow. 

Via Allegri, dentro Seedorf. Via Seedorf, dentro Inzaghi. Via Inzaghi, dentro Mihajlovic. Via Mihajlovic, dentro Brocchi. Mai era successo nella storia del Milan berlusconiano che venissero “bruciati” quattro allenatori nel giro di poco più di due anni. Se poi consideriamo che dal dopo Ancelotti in poi, il patron rossonero non ha legato coi tecnici successivi, c’è qualcosa di preoccupante. Premesso che da oggi tutto il popolo milanista ha il dovere di sostenere Cristian Brocchi (il quinto condottiero in 27 mesi) quanto sta succedendo è sintomo di strategie inesistenti.

Mihajlovic può avere le sue colpe (come tutti gli allenatori che non ottengono risultati), ma i problemi vengono da molto lontano. E’ stucchevole, ma si va sempre a finire là, a quel maggio 2012, il mese della progressiva smobilitazione. Dopo gli addii di Nesta, Gattuso, Inzaghi e Zambrotta, le cessioni eccellenti di Ibra e Thiago Silva, non vi è stato un progetto degno di questo nome. Non potendo cambiare i presidenti, si sono alternati gli allenatori che hanno provato a plasmare una squadra costruita con giocatori da terzo-quarto-quinto-sesto-settimo-ottavo posto. Nulla di più. Ma a pagare è sempre il tecnico di turno. Stavolta è toccato a Mihajlovic, che ha pure la “sfortuna” di essere straniero. E gli stranieri con Berlusconi non hanno mai funzionato (da Liedholm a Terim, da Leonardo a Tabarez, fino a Seedorf).

Brocchi, caratterialmente parlando, dovrebbe essere uno “cazzuto”. Un po’ com’era descritto Mihajlovic. L’ex tecnico della Primavera ha accettato una sfida delicatissima e anche solo per questo motivo gli va riconosciuto il coraggio. Ha tanto da perdere, mentre da guadagnare (forse) ha il contratto per il prossimo anno. I precedenti recenti in Italia non giocano tutti a suo favore: da Ferrara alla Juve a Inzaghi sempre nel Milan, transitando per Stramaccioni o Montella. Vincerà se sostenuto appieno dalla società, in primis. E qui torniamo all’origine di questa favola dal finale (per ora) molto mesto.

This post was last modified on 13 Aprile 2016 - 12:48