Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate da Filippo Galli durante il convegno Saranno famosi, la strada verso il successo organizzato dal Trofeo Dossena, in collaborazione con A.C. Milan e La Gazzetta dello Sport, presso il Teatro San Domenico a Crema:
“Poco prima dei 16 anni sono arrivato al Milan. Ho sempre messo la scuola al primo posto ed ho fatto sempre sacrifici per lo studio. Sono sempre stato tifoso rossonero. Mi ha aiutato a crescere unire l’impegno scolastico è quello dell’allenamento. Facevo la scuola serale e poi al mattino studiavo, poi prendevo il pullman a P.Lotto per allenarmi e poi andavo a scuola. La passione e la voglia aiutano a superare i sacrifici”.
“Ho avuto la sfortuna degli infortuni, ma il Milan mi è sempre stato vicino. Io ci ho messo la costanza e l’impegno. Per questo sono stato ripagato, giocando la finale del ’94. Ognuno di noi ha un talento. Dobbiamo educarlo e tirarlo fuori. Tutti i nostri ragazzi devono poter fare questo. Sono importanti le figure adulte anche in tutto questo. Credo che la nostra responsabilità sia questa. È importante fare lo sport. Ci insegna a stare con gli altri e le regole del gioco. Quando capiremo che un gruppo è vero è quando ci si aiuta mutuamente. Ho capito questo in tarda età. Questo può aiutare molto a crescere. Eravamo un gruppo unito che sapeva stare assieme. Magari al di fuori dal campo non avevo frequentazioni con i miei compagni, ma la cultura del lavoro era unica. Volevamo migliorarci tutti i giorni. Questo ci ha permesso di vincere tanto, al di là del talento”.
“Mi colpiscono sempre quelli che parlano poco e dimostrano sul campo. Io sono timido, però i compagni mi aiutano a tirare fuori il carattere. Noi siamo molto attenti nel minutaggio, ma cerchiamo di essere molto attenti nel bilanciare. Noi riusciamo ancora a bilanciare il tutto al meglio, ma stiamo cercando di migliorare nel futuro. Quando non riusciamo a dare minutaggi importanti a tutti è complicato poi valutarli al meglio tutti. L’educazione allo sport passa anche dai genitori e da incontri come questi”.
“Plizzari è da quando ha 6 anni al Milan. Importante il lavoro sul campo e dello scouting. La metodologia è tanto. Ai nostri portieri chiediamo tanto a tutti i livelli. Per noi sono i nostri primi costruttori di gioco, non devono solo parare. È un processo di crescita continuo. Il ruolo in Nazionale è coperto, ma ci sono dei club nostrani che stanno facendo giocare i nostri giovani. Il portiere non ha perso valore in Italia, la nostra scuola è sempre valida”.
(Fonte: acmilan.com)