Cristian Brocchi non eccelleva in classe come Seedorf, non aveva i piedi di Andrea Pirlo eppure, scrive il Corriere della Sera, il suo palmarès rossonero è di quelli che trovi anche in altri fenomeni del calcio: due Champions League (Manchester 2003 e Atene 2007), uno scudetto e altre coppe varie. Gattuso, dopo Manchester, chiese a Broccolo (soprannome usato dalle persone vicine a Brocchi): “Per chi viene dalla classe operaia come noi qual è stata la gioia più grande dopo una notte come questa?“, rispose con gli occhi gonfi d’orgoglio: “Sarebbe bello fare una lista di chi ha parlato a sproposito sul nostro conto“. Risposta piccante ma senza polemica.
La sua carriera in panchina è colorata esclusivamente di rossonero, nel settore giovanile: due anni di Primavera e, prima, un anno con gli Allievi. Come un suo illustre predecessore, Fabio Capello, che nel 1991 fu chiamato a traghettare la squadra durante il finale di stagione. Capello fu etichettato come uno yes man di Berlusconi tuttavia riuscì a costruire una squadra che prese il soprannome di Invincibili. Venticinque anni dopo tocca a Cristian Brocchi guadagnarsi la permanenza su questa panchina, con sei partite da disputare e, a fine anno, l’esame della finale di Coppa Italia.
Fuori dal campo è una persona semplice, accompagna i figli a scuola prima di recarsi a lavoro e investe i suoi soldi in marchi di abbigliamento e mobili di lusso. Secondo Filippo Galli, responsabile del settore giovanile rossonero: “Brocchi è il tecnico che più di ogni altro incarna il modello Milan: comando del gioco, aggressività e 4-3-1-2 come punto di forza. È bravo a motivare il gruppo, prima o poi farà debuttare Locatelli. È carico nonostante abbia la consapevolezza che se nelle giovanili si guarda più alla prestazione, in prima squadra i risultati sono tutto“.
This post was last modified on 13 Aprile 2016 - 16:13