Ritorno al centrocampo a 3. Si ripropone il vecchio problema

Il cambio d’allenatore è un passo avanti o un passo indietro? Tenendo conto delle brutture viste nel Milan di questi ultimi anni non può che essere una grossa incognita: ad ogni cambio abbiamo gridato alla venuta del salvatore di turno, salvo poi tornare a criticare scelte e giocatori. Ora tocca a Cristian Borcchi; distruggere i preconcetti negativi ormai insiti nei cuori rossoneri è sfida ardua, e le idee benché chiare sono trite e ritrite, e ultimamente nemmeno vincenti.

kucka ljajic montolivo derby (spaziomilan)Stiamo parlando principalmente del modulo: il 4-3-1-2 fa tornare alla mente dei più esperti le magie del Milan di Ancelotti di una decina di anni fa; ai più giovani e ai più attenti, però, non possono che riaffiorare i vani tentativi di Seedorf, Inzaghi e Mihajlovic. Brocchi vuole convincere i tifosi col bel gioco e il trequartista è la soluzione: ma molti dubbi permangono. Dai tempi di Allegri fino alla svolta verso il 4-4-2 di Sinisa il problema centrale del Milan era apparso il centrocampo a tre uomini: un ritorno a quel tipo di gioco nella linea mediana non sembra un’ipotesi che faccia fare il salto di qualità. Contando che Brocchi dispone dei soliti giocatori, criticati ancor più del modulo, come Kucka e Montolivo (sicuri a fronte di infortuni vari), più un posto conteso tra Bertolacci (che fin qui non è riuscito a esprimersi al meglio), Poli (tanta grinta e molta corsa, ma rimane un rimpiazzo) e Locatelli (giovane in rampa di lancio, ma saprà tener fede alle aspettative?). L’ombra di una cieca imposizione dall’alto permane.

Detto ciò, rimaniamo molto scettici sulla sicurezza che questo centrocampo dia. Se Mihajlovic, cultore proprio del 4-3-1-2, aveva rivisto le sue posizioni per optare su un più composto 4-4-2, qualche motivo forse c’era, e non certo fare un dispetto al bel gioco chiesto dalla dirigenza. Il materiale umano è quello che è e forse solo lì si può davvero lavorare per migliorare la rosa e le condizioni di questo Milan. Tornare sui vecchi passi sbagliati non può essere l’opzione ideale: errare è umano, perseverare, a questo punto, è da Milan.

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