Berlusconi voleva chiaramente esonerare Mihajlovic alle 22.30 di sabato, di fatto immediatamente dopo l’1-2 della Juve a San Siro. La notizia è arrivata solo lunedì sera, ufficiale da ieri mattina, solo perché Galliani ha provato a fare i miracoli per convincerlo a rimandare la decisione al termine della stagione. Ma l’invito a cena di Silvio a Brocchi – ad Arcore – ha interrotto lo scambio di opinioni e promosso questa scelta: contro parte della squadra, l’opinione pubblica e i tifosi. Nemmeno lo storico AD è stato ascoltato.
L’allenatore della Primavera si giocherà tutto in 6 partite di campionato più la finale di Coppa Italia. Dopo, in base a come si saranno comportati i giocatori, di conseguenza lui stesso, varrà qualsiasi tipo di scenario. Cristian deve rispettare gli stessi obiettivi di Sinisa: azzardato parlare di svolta, riflette La Gazzetta dello Sport, così come puntare su un nuovo debuttante che – per quanto bravo e promettente – è in scadenza e atteso da un mese di fuoco. Il presidente vede nel 40enne il nuovo Capello o il novello Sacchi, ma la realtà si chiama Europa League e va raggiunta subito, anche se non sarà scontato perché i rossoneri hanno il fiato del Sassuolo sul collo e il 21 maggio a Roma si affronterà il peggior avversario possibile. In caso di flop, l’amore verso l’ex centrocampista diventerebbe facilmente rabbia e a terra cadrebbe l’ennesima testa. Per rispettare, o almeno avvicinarsi alla filosofia del “padroni del campo e del gioco” proporrà il 4-3-1-2 (derogabile al massimo in 4-3-3), caro al Cavaliere, e punterà sul possesso palla.
Brocchi difficilmente riuscirà in così poco tempo a far divertire i tifosi, sfibrati e imbufaliti con la società. Il vero lavoro da svolgere riguarda l’alchimia del gruppo, deluso e comunque pagato per seguire ed eseguire le direttive del proprio mister. Guai a sembrare un traghettatore: servono idee solide e avveniristiche. Altrimenti rischia di essere un comodo alibi, prima della successiva faccia nuova in panchina.