Ancora una volta abbiamo avuto una conferma chiara dal campo: il 4-3-1-2 al Milan di oggi non funziona. Per caratteristiche dei giocatori più che altro: il diavolo si disequilibra e si sbilancia senza poter garantire una retroguardia accettabile. La fantasia del trequartista, poi, nessuno l’ha vista: Bonaventura sa sfruttare gli spazi, ma manca del guizzo decisivo; Honda è abile quando il Milan ha il controllo del gioco, ma non fa la fase difensiva; Boateng, infine, è più muscoli che qualità. Su questi elementi, prevedibili e previsti all’avvento di Brocchi, si basano le critiche al modulo.
La riflessione giunge, dunque, ad un bivio: continuare su questa strada impervia o prendere un’altra via, magari già percorsa (come del resto quella del trequartista)? Il 4-4-2 di Mihajlovic potrebbe non essere la via percorribile, se non altro perché sarebbe un’ammissione di colpe per il quantomeno stravagante allontanamento del tecnico serbo. E siccome il centrocampo a tre sembra essere una scelta imprescindibile di mister Brocchi, si potrebbe pensare ad un ritorno al 4-3-3 di allegriana memoria. Proprio mentre il tecnico toscano celebra il suo nuovo successo, a Milanello potrebbero ritornare alcuni dei suoi dettami: vista la scarsità di attaccanti si potrebbe pensare di arretrare qualche mezza punta, vedi Menez, alle spalle di un solo attaccante. L’ipotesi porterebbe un altro giocatore più vicino al centrocampo e a presidio degli esterni in maniera da garantire una copertura più efficiente, cosa al momento che al Milan dovrebbe preoccupare più di tutte.
La pecca di questa squadra, oltre ad una diffusa quanto sconcertante mediocrità, è certamente la copertura degli spazi in fase difensiva. Questo era stato il problema che portò Mihajlovic a optare per un più riguardato 4-4-2 e questo il problema che si ripropone a Brocchi. La soluzione tattica è difficile da trovare e le risorse umane sono quelle che sono. Ma con l’onda bianconera che sta per
abbattersi sul Milan nella finale di Coppa Italia sembra che il momento di preoccuparsi sia inevitabilmente giunto.