Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista dal 2006 e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi un decennio di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), si è occupato per oltre due anni della comunicazione di alcune tra le più importanti manifestazioni fieristiche europee per poi intraprendere la strada di Food&Beverage Manager e CEO di una società del settore moda a Milano. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” ogni domenica su Radio Reporter. E’ direttore editoriale della free press pomeridiana Mi-Tomorrow.
Arrigo Sacchi 70 anni. Adriano Galliani 71 anni. Silvio Berlusconi 79 anni. Totale: 220 anni in tre. Dall’incontro di queste tre “esperienze” scaturisce il futuro del Milan. Almeno questa è l’impressione dopo che l’ex allenatore rossonero, insieme al patron e all’amministratore delegato, si sono ritrovati al tavolo di Villa San Martino per confrontarsi su quale possa essere il tecnico ideale per il futuro della squadra. Per carità, nulla da dire sulla caratura e sulle idee di Sacchi, nè su quelle di Galliani o Berlusconi. Ma quest’immagine è davvero stucchevole quanto figlia di un vecchio modo di decidere e pianificare il futuro del Milan.
Sono passati quasi venticinque anni dall’addio di Sacchi al Milan. Eppure, col calcio totalmente rivoluzionato, siamo ancora appesi al suo giudizio? Ha cambiato il modo di intendere il gioco, ha innovato e portato in cima al mondo una squadra plasmata in base al suo credo. Ma davvero è così fondamentale il suo voto su questo o quell’allenatore del 2016? Anche le competizioni europee sono cambiate rispetto a quando vinse lui la Coppa dei Campioni che oggi si chiama pure Champions League. A scanso di equivoci, nulla può scalfire i meriti delle grandi imprese di Sacchi, però è ora di cambiare pagina. I pranzi ad Arcore non sono esattamente quel che si aspettano i tifosi da una società moderna, anzi contemporanea.
Intanto, Sinisa Mihajlovic conta i giorni che lo separano dall’addio. Magari succederà già domenica prossima, dopo la gara contro la Juventus. Chissà che Berlusconi, in caso di sconfitta, non decida davvero di buttare Cristian Brocchi nella mischia. La tentazione c’è, così come il timore di replicare un Seedorf-Inzaghi bis. Dall’estero non sempre c’è da imparare, ma almeno la pianificazione di una rivoluzione avviene con largo anticipo. Il Chelsea, dopo un’annata disastrosa, aveva individuato da tempo in Antonio Conte la guida per il futuro. Idem al City con Guardiola e al Bayern con Ancelotti. Tre tecnici che sotto sotto stanno lavorando da tempo per i loro nuovi datori di lavoro. Perché allora tergiversare in questa lenta agonia aspettando che in una serata di fine maggio si apra il cancello di Arcore col nome dell’allenatore 2016/2017? La chiarezza premierebbe. Come sempre.