Mai si sarebbe potuto pensare che saremmo arrivati a chiedercelo: ma quanto sta mancando Riccardo Montolivo a questo Milan? Ebbene sì, dobbiamo essere sinceri, il capitano dei rossoneri, che mai ha entusiasmato i tifosi, in questa parte di stagione è riuscito a fornire prestazioni al di sopra dei suoi standard e degne della maglia che indossa, ma soprattutto si è inserito perfettamente con la tipologia di gioco scelta da Sinisa Mihajlovic.
Quel 4-4-2 tanto funzionale quanto modellato su giocatori con poca gamba ma con tanto cervello. Tipo Montolivo, appunto. Al centro delle operazioni, sempre coperto da un’incontrista e dal rientro delle due ali, il playmaker ex Fiorentina ha saputo mettere in mostra abilità tecniche che difficilmente aveva mostrato nei centrocampi a tre nelle gestioni Allegri, Seedorf e Inzaghi. Una serenità in campo che lo ha fatto crescere anche in autostima fino a diventare finalmente un leader anche in fatto di carisma: negli ultimi anni il Milan si è fatto sentire un po’ troppo poco in campo con direttore di gara e avversari, invece quest’anno è proprio parso che il tecnico serbo sia stato in grado di rinvigorire, almeno parzialmente, chi da anni mostrava un’apatia mentre avrebbe dovuto tirare la carretta.
Un passo avanti e uno indietro. Possibile che solo alcuni abbiano capito la faccenda come gira? Il senatore Abbiati si arrabbia, Montolivo finché è stato presente ci ha messo la faccia, e gli altri? Un problema serio di una disomogeneità nelle responsabilità che la squadra ancora fatica a prendersi. Si vince tutti e si perde tutti, così insegnavano molti istruttori di scuola calcio tempo fa. Ora non si dice più? Meglio le individualità forti? Ridursi ad apprezzare il passo avanti di un unicum non è accettabile. Applausi per Montolivo ma gli altri?