Sono passati 25 anni, ma il buio di quell’episodio sul campo di Marsiglia ancora pesa nella memoria del Milan. Nell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport si torna al 21 marzo del 1991, al momento in cui i rossoneri lasciano il terreno di gioco del Velodrome e tornano negli spogliatoi.
Quello che è successo nei minuti precedenti segna e segnerà una pagina della storia rossonera. L’arbitro ha sospeso momentaneamente la sfida dopo che un riflettore in una parte dello stadio si è spento, il capitano Franco Baresi e l’ad Adriano Galliani parlano con il delegato Uefa. Qualche minuto dopo i fari si riaccendono, anche se solo al 40%, tutto sembra pronto per riprendere il match quando Galliani torna in campo. A spiegare quello che accade è Alessandro Costacurta: “Eravamo convinti che fosse una scelta condivisa con il delegato Uefa. Eravamo pronti a giocare, poi arrivò Galliani e ci disse che dovevamo rientrare negli spogliatoi. La luce era ritornata, mancava pochissimo e il Marsiglia si stava qualificando in modo meritato. Nessuno di noi voleva fuggire o cercare una scorciatoia”.
Billy prosegue con la verità che si abbatte sulla squadra: “Abbiamo scoperto l’amara verità dai giornalisti dopo la doccia. Ci è cascato il mondo addosso. Ricordo ancora la faccia scura di Arrigo Sacchi. Da quel momento in avanti eravamo consapevoli di aver preso parte a una imbarazzante sceneggiata. Il Milan campione d’Europa che scappa come a un torneo rionale… Sono passati 25 anni ma quella macchia non si cancellerà mai”. La scelta di Galliani costerà molto cara al Milan, con una sospensione di un anno dalle coppe, oltre a un danno economico e di immagine che avrebbe lasciato profondamente amareggiato il presidente Silvio Berlusconi. La versione di Costacurta tuttavia si discosta da quella ufficiale data ai giornali, con un presidente rossonero che ha tentato di raggiungere al telefonino Galliani per dirgli di rientrare. “Non credo sia possibile. Certo a noi dissero davvero poco – spiega Billy – Galliani riunì la squadra il giorno dopo e ci chiese scusa, parlò di un suo errore di valutazione. Berlusconi rinunciò al ricorso annunciato dichiarando che non era quello il dna del Milan, ma secondo me una responsabilità del genere non poteva essere stata presa solo dal vicepresidente. Anche perché se fosse andata così, allora avrebbe pagato con il licenziamento dopo la squalifica. Diciamo che Galliani si è sacrificato, prendendosi tutte le colpe. Ma io ho un’altra idea: l’ordine arrivò da Arcore. Anche altri miei ex compagni la pensano allo stesso modo”.
Dall’altra parte del campo, a vestire i colori del Marsiglia in quella notte c’era un altro ex rossonero, Jean-Pierre Papin che ricorda: “La situazione era già incredibile: stavamo eliminando la squadra che considero la più forte di tutti i tempi. Poi con il riflettore mezzo spento ci fu una grande confusione. Con alcune persone della sicurezza ci siamo messi davanti all’accesso degli spogliatoi: temevamo l’uscita dal campo del Milan. La porta rimase chiusa e la luce iniziò a tornare, ma i rossoneri dissero di non voler giocare più“. Papin aggiunge poi un altro dettaglio: “Quando mi ingaggiarono parlai con i miei nuovi compagni di quell’episodio: mi dissero che l’anno prima era successo qualcosa di simile a Belgrado. Calò la nebbia, la gara fu rigiocato e vinsero. Quindi a Marsiglia qualcuno pensò di ripetere la cosa. Fossi stato al posto loro avrei fatto la stessa cosa”.
This post was last modified on 20 Marzo 2016 - 10:57