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Gazzetta, il credo di Di Francesco: “4-3-3, palla in verticale e attaccare la porta”

Lunga intervista a La Gazzetta dello Sport per Eusebio Di Francesco, tecnico del Sassuolo. Con i suoi ragazzi sta giocando un calcio moderno, offensivo ma con equilibrio e si è tolto la soddisfazione di battere le grandi del campionato italiano e di sognare l’Europa League. “Il mio calcio è palla in verticale, scarico, attacco alla profondità. Lo dico sempre ai ragazzi: due passaggi orizzontali sono già troppi. L’idea di base è la voglia di far crescere i giovani, di insegnare. Poi, il gioco senza palla è importante: il calcio è tempo e spazi. Quei movimenti nei miei allenamenti si ripetono continuamente, la ripetitività è fondamentale”, sono questi i principi base del credo del tecnico, applicati dal suo modulo, il 4-3-3: “Se subentrassi a stagione in corso mi adatterei. Però se una squadra mi sceglie sa che cosa mi piace, quindi dovrà sposare il mio modo di giocare. Il 4-3-3 ha un solo problema: fai fatica ad andare a marcare il play avversario. Per il resto, è spettacolare. Io in allenamento non lavoro mai su un secondo sistema di gioco“.

Il suo modello è, senza dubbio, Zdenek Zeman: “E’ l’allenatore che mi ha lasciato di più. Era dieci anni avanti a tutti. Con lui mi divertivo in campo e fuori, è stato l’unico allenatore a farmi ridere. La preparazione atletica però non l’ho presa da lui, voglio bene ai miei ragazzi“. Il centravanti ideale per la sua tattica: “Deve sempre attaccare la porta, correre in quella direzione. Non va bene quando taglia verso la bandierina: quello che corre verso la bandierina è il guardalinee, non l’attaccante. Il mio 9 ideale? Zaza per me è straordinario. Poi Dzeko, che ora non sta giocando al massimo. E Bacca, che attacca sempre la porta e non va mai in giro per il campo. Lui e Berardi possono fare i titolari ovunque, però ora non dite che vado al Milan: mi hanno accostato anche alla Nazionale, fa piacere ma restano chiacchiere“.

In futuro potremmo rivedere ancora Berardi e Di Francesco nella stessa squadra: “E’ che Domenico mi vuole bene, non si vuole staccare. Ha un grande talento però a volte mi fa un po’ arrabbiare. Sembra uno dei miei figli“.

This post was last modified on 26 Marzo 2016 - 11:29

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redazione