Una sconfitta, è bastata una partita giocata peggio, con degli assenti e qualche errore di troppo, per rimettere di nuovo tutto in discussione in casa Milan e tornare a far parlare prepotentemente tutti i media del possibile successore di Sinisa Mihajlovic. Del resto, nonostante gli attestati di stima da parte dei tifosi e della squadra, tra il tecnico serbo ed il Presidente Silvio Berlusconi la scintilla e l’amore non sono mai scattati. Troppo poco servile per accettare di buon grado le ingerenze presidenziali sulle scelte di formazione il Mister, troppo poco appariscente ed armonioso il gioco della squadra per il Presidente.
Eppure, nonostante le limitatezze di una rosa incompleta, nonostante la partenza ad handicap, negli ultimi mesi si è vista finalmente una squadra che lotta, che gioca per la maglia e che è dalla parte del proprio leader, del proprio allenatore. Per la prima volta, dopo quasi tre anni, il Milan è tornato ad essere una squadra, è in finale di Coppa Italia e, se finisse oggi il Campionato, sarebbe qualificato per la prossima Europa League, dopo due anni di assenza da qualsiasi competizione europea. Poi, ci sta tutto uno scivolone dopo due mesi di imbattibilità, soprattutto se per mano del buonissimo Sassuolo che ha bloccato tutte le grandi in questa stagione.
Altro alibi che si può dare al Mister è costituito dalle assenze pesanti e qui rientrano anche le colpe della società. Il Milan, al momento, è una buona squadra, anche se di certo non può lottare alla pari con Juventus e Napoli, né tanto meno con la Roma che ha una rosa molto più forte di quella rossonera e per questo non si può pretendere il miracolo di lottare per il terzo posto. Dicevamo, una buona squadra sì, ma con la rosa corta. Mihajlovic sta tirando fuori il meglio da molti giocatori che sembravano ai margini del progetto, ma può far affidamento su nove, massimo dieci giocatori di sicuro valore. Il resto è gente che per condizioni fisiche, psicologiche o tecniche può dare poco o nulla alla causa rossonera.
Per questo le colpe della società sono evidenti. Un mercato estivo che ha portato un investimento di circa 90 milioni di euro, ma che doveva essere completato in un’altra maniera e non con l’arrivo inspiegabile del signor Mario Balotelli. E poi, quando a gennaio sono arrivate le vittorie con Fiorentina e Inter e la quasi certezza di dover disputare la finalissima di Coppa Italia, sarebbe stato obbligatorio fare uno sforzo per completare la squadra, migliorarla, allungare la rosa e non terminare le operazioni con qualche cessione in prestito e l’arrivo del solo Kevin Prince Boateng. Un allenatore discusso e sfiduciato, ma che non è stato per niente né appoggiato, né aiutato, che sembra già (ahinoi) al passo d’addio.
This post was last modified on 12 Marzo 2016 - 19:28