La visita è stata cordiale, anche perché il Milan è un club storicamente europeo, ma le nuove regole avvisano in modo molto chiaro: possiamo venirvi incontro, però sgarrare costerà carissimo. La Gazzetta dello Sport riassume così la situazione finanziaria rossoneri agli occhi dell’Uefa, a cui ieri a Nyon hanno bussato alla porta Barbara Berlusconi accompagnata dal direttore organizzativo Gandini.
Lo scopo del colloquio era presentare e spiegare nei dettagli il piano di sostenibilità messo a punto un mese fa ad Arcore dalla società di via Aldo Rossi, alla presenza degli stati maggiori anche di Fininvest. Triennale la durata del piano richiesto obbligatoriamente, in grado di dimostrare che i rossoneri riuscirano a restare in linea di galleggiamento a livello economico. Lady B. ha così chiesto il “voluntary agreement”, ovvero una domanda preventiva, a certe condizioni, attraverso il quale è possibile concordare uno schema di rientro nei parametri del fair play finanziario. Sostanzialmente un’apertura di credito. Si passa dunque al business plan, cioè indicare in modo credibile investimenti, ricavi e perdite (il prossimo bilancio sarà sanguinoso per le casse del Diavolo, già a -91 nel 2014), specificando che la proprietà farà da garante. Se arriverà l’ok del massimo organo calcistico, si potranno spendere determinate cifre sapendo che l’Uefa potrà scontarne una parte in ottica FPF.
Insomma il Milan scommette su se stesso, perché se non rispetterà i parametri finirà sotto processo senza patteggiamento disponibile. Il progetto, comunque, vola basso visto che al termine di questa stagione prevede l’ingresso in Europa League, con relativi introiti. Le parti si riaggiorneranno entro un mese circa, a maggio invece le comunicazioni ufficiali.
This post was last modified on 8 Marzo 2016 - 16:40