Zapata, l’emblema di un reparto che funziona. Senza Mexes

Tranquilli, c’è Zapata. Ora possiamo rispondere con certezza a tutti quei milanisti che si chiedevano se non sarebbe stato utile intervenire sul mercato in questa sessione invernale per puntellare il reparto difensivo. Fuori Alex, perentorio e decisivo nel derby della scorsa domenica, contro il Palermo infatti l’ex Udinese è stato preferito per l’ennesima volta a Philippe Mexes, ormai sparito dai radar, e non ha fatto in alcun modo rimpiangere il compagno brasiliano. Prova attenta, che per lui non è scontato, pulita e ordinata, attraverso la quale, con la collaborazione di Romagnoli, non ha concesso praticamente alcuna occasione offensiva ai rosanero di Giovanni Tedesco. Ma come Zapata? Non era forse quel giocatore scarso, da dover sbolognare il prima possibile?

L’opinione della gente, giornalisti compresi, è piuttosto volubile e voltagabbana. Il colombiano ha mostrato sin dai tempi friulani grandi doti tattiche, ma in rossonero non ha mai avuto l’opportunità di esprimersi con serenità, non essendogli mai stata concessa grande continuità, e soprattutto essendo sempre stato buttato nella mischia di un reparto difensivo in perenne sbando. Ma con il tecnico serbo, non da subito ovviamente (perché non si può dimenticare la disfatta di Napoli), la difesa ha lentamente cominciato a trovare solidità e compattezza, caratteristiche queste tipiche delle squadre di Mihajlovic. E come ci è riuscito l’ex Samp? Concedendo appunto continuità e diffondendo grande fiducia ai suoi prescelti: accanto all’insostituibile e sorprendente Romagnoli, ormai ventenne punto fermo del Milan, Alex e Zapata si sono sistematicamente alternati, ritrovando così lo smalto dei tempi migliori. Non è un caso infatti se i rossoneri per due partite consecutive hanno concluso la gara a rete inviolata, appunto con Inter e Palermo, e soprattutto hanno subito solo 8 gol nelle ultime 10 partite, facendo meglio del Napoli capolista e peggio solo della Juventus.

Ripensando al discorso iniziale sorge spontaneo però porsi un interrogativo: che fine ha fatto Mexes? Il francese, che nel semestre targato Seedorf e in particolare nella scorsa stagione, con Pippo Inzaghi sulla panchina milanista, era riuscito a riguadagnarsi un posto da titolare ma soprattutto un posticino nel cuore dei tifosi, i quali in parecchi lo consideravano unico vero leader in un gruppo molle e demotivato, non gioca più. Mihajlovic non lo vede bene, e questo lo sappiamo da luglio, e senza troppi fronzoli lo ha brutalmente escluso dal progetto. Scelte. Curiose, ricordando le grottesche vicende estive di mercato e le indicazioni di Silvio Berlusconi. Ma i risultati parlano e il tecnico rossonero non è certamente da biasimare se, Romagnoli a parte, Alex e Zapata giocano così e la difesa, finalmente, subisce pochi gol.

 

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