Il presidente Silvio Berlusconi è intervenuto telefonicamente a Qui Studio Voi Stadio su Telelombardia prima dell’inizio di Napoli-Milan: “Durante questi trent’anni sono stato chiamato necessariamente da altri impegni come quello politico, altrimenti il paese finiva delle mani della sinistra. L’aggressione della magistratura politicizzata, poi, mi ha costretto a passare ogni weekend con i miei avvocati per preparare le tremila udienze in cui sono stato coinvolto. Ma nei primi anni, quando ci siamo dati dei traguardi a cui nessuno credeva, ero con la squadra in tutti i momenti facendo il fratello maggiore. Quello che poi non sono più riuscito a dare. Il Milan appartiene alla parte più bella della mia vita, fa parte dell’amore per mio padre, per il calcio, per Milano“.
Un grande rimpianto? “Le gioie sono state così tante che non hanno lasciato grande spazio ai rimpianti. Forse quella volta in cui abbiamo chiuso il primo sul 3-0 ad Istanbul e poi un arbitraggio avverso e la sfortuna ci hanno impedito di portare a casa quella coppa. Poi due anni dopo comunque ci siamo vendicati. Maradona? A chi non sarebbe piaciuto averlo in squadra, tra l’altro avevamo un rapporto cordiale aldilà del calcio. Le bandiere sono campioni in campo e nella vita, a tutti noi piacerebbe avere il Messi della situazione, ma ormai sono inattingibili anche perché i prezzi che circolano sul mercato sono inavvicinabili. Sento il bisogno di allargare la base capitale del Milan anche per questo: voglio allargare il brand in Cina dove abbiamo 243 milioni di fan che ci seguono. Ad ogni modo non mi lamento della rosa di adesso“.
E non solo in campo: “In panchina, stasera, abbiamo tre giocatori come Menez, capocannoniere della scorsa stagione, Balotelli, eccezionale anche se un po’ strano, ma è stato una richiesta del tecnico; il terzo è Boateng che sembra aver superato i problemi alle ginocchia“.
Mihajlovic resta se le vince tutte? “È stata una battuta… Sarebbe auspicabile che andasse in Champions, anche perché sopra di noi ci sono squadre che devono incontrarsi e quindi si ruberanno punti tra loro. Ma abbiamo come riserva la Coppa Italia, che vorrebbe dire tornare comunque in Europa. Conte? Non facciamo salti in avanti, pensiamo a Mihajlovic. Milan un po’ più organizzato? Sì e insisto. Perché la missione del 1986 era quella di scendere in campo per essere padroni del gioco, vincere convincendo attraverso la passione, l’entusiasmo e il sacrificio. Vorrei che il Milan imponesse sempre l’iniziativa e questo si può fare solo se c’è grande dialogo tra i giocatori. Il Milan deve sempre continuare in questa direzione“.
Per sempre rossonero: “Se ho chiesto l’Inter a Fraizzoli? Mai… Per me il Milan è da sempre la metafora della vita, rappresenta il rapporto tra me e mio padre. Spero, adesso, di vedere un Milan intraprendente. Ho avuto modo di telefonare a sette nostri giocatori per vedere la motivazione da subito“.