Le perplessità, in chiave mercato, non sono mai abbastanza. Dopo il caso-Mexes, che la scorsa estate ha visto il francese protagonista di una vicenda piuttosto bizzarra, praticamente salito sul treno per Firenze e in extremis trattenuto dal presidente Berlusconi, ora fa riflettere anche la situazione di Nigel De Jong. Già, perché il mastino rossonero, dopo essere stato riconfermato da Sinisa Mihajlovic non più tardi di cinque mesi fa, e soprattutto dopo aver firmato un prolungamento di contratto triennale, ora sembra essere nuovamente con le valige in mano. E’ una barzelletta? Assolutamente no, è tutto vero.
Ovviamente sorge spontaneo interrogarsi sul senso della decisione presa in estate dal tecnico milanista, il quale aveva assicurato al centrocampista che sarebbe indubbiamente rientrato nel suo progetto tecnico. È vero, senza il suddetto prolungamento Nigel sarebbe partito a zero, un po’ come accadde con Andrea Pirlo cinque anni fa, e di conseguenza la società ha preferito garantire alle proprie casse qualche milioncino in caso di una sua eventuale e futura cessione. Ma perché dedicare una tale umiliazione proprio a De Jong? Dopo le promesse estive, per il mediano solo esclusioni; a dicembre una sola opportunità (senza dubbi fallita) contro il Verona, e poi ancora panchine, fino ad oggi. Anche martedì sera, in Coppa Italia contro l’Alessandria. Dopo cinque stagioni rossonere di grande sacrificio e dedizione, il vice-capitano del Milan non merita questo trattamento.
Ma anche le tempistiche di questa operazione destano forti perplessità. La sua partenza, destinazione Los Angeles, tra il prezzo del cartellino e il risparmi sull’ingaggio del giocatore, farebbe monetizzare alla società rossonera una cifra importante. Ma come sappiamo il gong sulla finestra invernale di mercato suonerà tra poche ore e di conseguenza appare ormai impossibile investire questa somma per un altro centrocampista. Non era possibile quindi muoversi in anticipo? Insomma, solite dinamiche da Milan. Discorsi finanziari a parte, la perdita dell’olandese lascerebbe comunque un vuoto incolmabile nella rosa milanista, non tanto dal punto di vista numerico, ma su quello del carattere e della grinta. Se ne andrebbe una colonna portante, uno dei pochi senatori ancora rimasti in questo gruppo spesso criticato e considerato privo di attaccamento e affezione alla maglia. E risulta ancora più difficile pensare di doverlo salutare proprio oggi, nel giorno del derby, di quella stracittadina milanese che i rossoneri non vincono ormai da due stagioni, da quel gol-partita firmato, “il calcio è strano”, esattamente da Nigel De Jong.