Senza esaltarsi troppo, ci troviamo, in questa domenica post-match, a doverci complimentare con qualcuno che difficilmente, da quando è tornato ad allenarsi a Milanello, avremmo pensato: Kevin-Prince Boateng. Il centrocampista offensivo ghanese ieri con la Roma ha dimostrato che la condizione non è ancora quella migliore, ma la grinta, la cattiveria e la voglia di ribaltare una situazione davvero critica sono quelle che servono.
E non ci stupiremmo se mercoledì Sinisa Mihajlovic in occasione del quarto di finale di TIM Cup contro il Carpi schierasse dal primo minuto Boateng: certamente ancora non munito di novanta minuti d’autonomia, potrebbe però cominciare ad assaggiare il campo e far tirare il fiato a qualche compagno. La disquisizione tattica sul suo collocamento resta, tuttavia, di difficile comprensione: lui, come tutti sappiamo, vuole fare il trequartista, ma in uno schema abbastanza piatto come il 4-4-2 visto fin qui non si troverebbe collocazione; tutti ce lo saremmo aspettato partire esterno a destra con la libertà di svariare tra le linee; invece, all’Olimpico si è visto un Boateng seconda punta, slacciato da vincoli tattici e quindi girovago tra la difesa e il centrocampo giallorosso, andando a creare superiorità laddove vi era il bisogno. Un’attuazione che collima con le scelte dell’allenatore e con le volontà del giocatore, ma che per forza di cose si scontreranno con la presenza ingombrante di attaccanti altrettanto (se non più) accreditati al ruolo da titolare.
La buona sensazione che resta di Boateng è il carisma mostrato: una presenza che livella la carenza di leadership in questa squadra, una presenza che per affinità elettive potrebbe tornare molto comoda a Mihajlovic, una presenza che se gestita al meglio potrebbe rinvigorire uno spogliatoio fiacco. E al termine della stagione le somme si tireranno: ma se i nuovi primi 34 minuti del Boa sono lo specchio di questi ultimi cinque mesi di Serie A, il rinnovo non è sicuramente un miraggio.
This post was last modified on 10 Gennaio 2016 - 23:27