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Tutto prevedibile e tutto previsto. Mihajlovic non era la prima scelta per la panchina e, come accade a tutti gli allenatori “seconde scelte”, bastano i primi risultati negativi per far precipitare la situazione. La sconfitta di Firenze alla prima di campionato aveva già fatto crollare le azioni di Sinisa nel borsino del presidente. Non a caso il primo sfogo “off records” del tecnico ci risulta esser stato dopo Milan-Empoli, alla seconda di campionato. L’obiettivo di presidente e amministratore delegato per la panchina era Antonio Conte, ma Tavecchio non poteva proprio liberarlo dopo un solo anno di Nazionale. Anche se ci aveva provato. E quindi il Milan si è dovuto “accontentare” di Mihajlovic.
Questo effetto di “seconda scelta” è stato devastante per Sinisa, che nonostante l’opposizione presidenziale, ha provato e sta provando a fare il suo lavoro con grande dignità e professionalità. Di cose buone ne ha fatte, eccome. A Milanello è tornato un briciolo di disciplina. Gli allenamenti sono tornati ad essere tali. Il clima non è più quello di un “villaggio vacanze”. E soprattutto Sinisa ha avuto ottime intuizioni su alcuni giocatori. Ha “consigliato” Romagnoli, ha imposto Donnarumma in luogo di Diego Lopez e ha valorizzato Niang. Guarda caso tre giovanissimi, quindi un lavoro che tornerà utile in prospettiva. Obiettivamente l’organico non risponde alle sue esigenze tattiche e altrettanto obiettivamente non è da primi tre posti. Ciononostante, se gli fanno finire la stagione, Mihajlovic porterà a termine un anno per lo meno dignitoso. Un anno da piazzamento in Europa League con annessa finale di Coppa Italia. Ma facciamogliela finire sta stagione. Non inventiamoci altri esoneri a campionato in corso o strane alchimie con innesti di figure “agée” che poco centrano con la storia e l’ambiente rossonero. Continuare a cambiare e a pasticciare non giova a nessuno tanto meno alla nostra immagine. Che già tanti danni ha subito negli ultimi quattro anni.
Il modo migliore per finire la stagione non è certo quello di creare un clima da “ultima spiaggia” ad ogni partita. Il presidente dovrebbe sforzarsi di non intervenire nella formazione e nelle scelte di mercato fino a fine stagione. Ma abbiamo capito che è praticamente impossibile. E allora, ancora una volta, Galliani dovrà moltiplicare gli sforzi per fare da “cuscinetto”. Ruolo difficile anche per lui visto che tutta la tifoseria lo ha eletto “capro espiatorio” di questa situazione. Chi ha contribuito in maniera determinante a ritagliare su Galliani questo scomodo ruolo, ora si è totalmente defilato/a. Per il bene del Milan speriamo che rimanga così, visto che proprio due giorni fa abbiamo festeggiato il quarto anniversario della prima violenta “picconata” alla storica coesione della società rossonera.
Il capitolo allenatore dunque andrebbe chiuso non prima di fine stagione. Mi fa piacere che ora, a un anno di distanza, più o meno tutti siano arrivati a capire chi sarà il prossimo tecnico rossonero, quell’Antonio Conte di cui su queste pagine scriviamo da tempo immemore. Benvenuti. Per quanto riguarda il mercato, dobbiamo lavorare già in prospettiva della prossima stagione. Così va letta la ricchissima cessione di Luiz Adriano (c’è qualcuno che vuol criticare Galliani anche per questa operazione?) e così va letto il ritorno di El Shaarawy, giocatore che a Conte piace moltissimo, in un ruolo più arretrato. Come ripeto da tempo, adesso l’obiettivo è acquistare un centrocampista che possa essere titolare nel nascituro Milan 2016/17. Io preferirei Witsel a Fellaini, che mi sembra la brutta copia del primo. In difesa speriamo di liberarci una volta per tutte del trio Mexes-Zapata-Alex, o almeno di due terzi del pacchetto. Al loro posto il desiderio di Conte ricadrà su Ranocchia: dovremmo riuscire a realizzarlo. Per il resto, aspettando un vero centravanti (magari un ritorno di fiamma…) la mission più difficile è sfoltire questa rosa piena di petali appassiti. Sperando che stavolta nessuno blocchi le partenze, come è accaduto per esempio quest’estate con Mexes e De Jong.
Chiusura d’obbligo sulla pittoresca vicenda legata a Mister Bee. Speravo che le “illusioni” (per non dire di peggio) fossero rimaste nel 2015 e invece siamo ripartiti forte con incontri cinesi, closing e amenità assortite. Ideiamo un’exit strategy per venir fuori da questi mesi in cui la cessione del 48% a 480 milioni non sembrava una prospettiva, ma una certezza. Inventiamoci qualsiasi cosa per far uscire di scena ‘sto benedetto Mr Bee, ma smettiamola di prendere in giro chi ama il Milan. Davvero.