Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Dirige parallelamente il free-press pomeridiano Mi-Tomorrow. Collabora con La Gazzetta dello Sport. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason (canale 114 del DTT).
Manco il tempo di smaltire i festeggiamenti per il nuovo anno e subito siamo finiti nell’occhio del ciclone per un approfondimento del nostro Fabrizio Villa sui giovani “gioielli” rossoneri che, tra destini profondamente diversi tra loro, avevamo un po’ perso di vista negli ultimi mesi: Bryan Cristante, Alessandro Mastalli e Andrea Petagna, in rigoroso ordine alfabetico. Premesso che SpazioMilan.it ha come obiettivo principale informare, è bene anche diffondere opinioni. Sì, perché le opinioni, a loro volta, innescano ulteriori opinioni. Di approvazione o di critica. E, alla fine, restiamo convinti che il bello di questo lavoro non sia spararla più grossa di un altro o compiacere questo o quel giocatore o dirigente. Al contrario, ci piace continuare a pensare che la parte sana del giornalismo sia confrontarsi, nel breve come nel lungo termine, analizzando le situazioni con la massima obiettività che ci è possibile.
Fin dalla nostra nascita il Settore Giovanile rappresenta una delle stelle polari della linea editoriale. Ed è normale che i “nostri” ragazzi, anche per rapporti personali che si intrecciano più facilmente rispetto ai giocatori della Prima Squadra, restino d’interesse anche quando non indossano più la maglia del Milan. Sui casi specifici, non credo che sia un’eresia affermare la quasi totale scomparsa di Bryan Cristante dai radar del calcio giocato. Basta ripensare all’esordio in Serie A, al primo gol all’Epifania di due anni fa contro l’Atalanta, alla partecipazione alla Domenica Sportiva, alla festa di compleanno con Adriano Galliani. Lui che doveva essere il futuro e che, invece, è stato ceduto al Benfica pochi mesi dopo, sostituito da Giacomo Bonaventura (miglior rossonero del 2015). In Portogallo, in sedici mesi, ha totalizzato 18 presenze (3 nella stagione in corso). Non è forse vero che su di lui avevano puntato prima Inzaghi con la Primavera vittoriosa a Viareggio e, a ruota, la società e tutto l’ambiente rossonero? E che dire di Andrea Petagna che dopo un lungo girovagare nei campi della Serie B, tra Latina e Vicenza, sta trovando solo oggi, ad Ascoli Piceno, una nuova dimensione? Infine, Alessandro Mastalli che ho tenuto per ultimo perché mi sono sempre chiesto il senso della sua cessione al Lugano per poi ingaggiare il pari età José Mauri. Probabilmente non conosciamo esattamente la genesi delle difficoltà che l’ex capitano della Primavera di Inzaghi-Brocchi sta riscontrando in Svizzera con Zeman, ma ci limitiamo ad osservare come in appena sei mesi la sua strada si sia trasformata in una salita molto più ripida di quanto ci si potesse aspettare.
Perché loro tre? Perché tutto lasciava presagire che questi tre giocatori, che tanto bene avevano fatto nel nostro Settore Giovanile, potessero rappresentare il futuro del Milan. Oggi (e sottolineo oggi) non ci sono elementi a supporto di questa speranza. Ed è quello che col pezzo di Fabrizio Villa ci eravamo prefissati di sottolineare. Ed è altrettanto vero che, nel caso di Mastalli, sei mesi sono pochi per bocciare o promuovere un giocatore. Mi chiedo, però, che cosa avremmo detto di Alessio Romagnoli, classe ’95, se avesse fatto male in questa prima parte di stagione. Scommetto che in tanti lo avrebbero messo già sul mercato, un po’ come Rodrigo Ely, classe ’93, che, di fatto, sul mercato ci è già finito.
C’è un altro fatto lampante. L’era di Sinisa Mihajlovic, comunque vada a finire, sarà ricordata per la promozione di un sedicenne a portiere titolare del Milan, Gianluigi Donnarumma, e per l’impiego frequente di un altro giovane prodotto del vivaio rossonero come Davide Calabria. Sono certo che, qualora questo corso dovesse andare avanti, le “grandi promesse” ancora in giro per l’Italia e per l’Europa saranno oggetto di attente valutazioni da parte di un tecnico che, piaccia o non piaccia, ha saputo e voluto puntare sui giovani. Il tempo, come sempre, ci dirà se ci siamo sbagliati o se davvero è stato commesso l’errore di sovrastimare i nostri potenziali “enfants prodiges”.
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