Cosa ci lascia in eredità il 2015 e cosa di buono può darci il 2016

L’anno appena passato é stato uno dei più complicati nella storia recente rossonera. Decimo posto nell’ultima serie A, con annesso esonero, emotivamente doloroso di Pippo Inzaghi. Peggio era difficile che potesse andare, pertanto il forte cambio di rotta rappresentato innanzitutto dall’ingaggio di Mihajlovic come nuovo tecnico, é stato il segnale di discontinuità che la società ha cercato di mandare a tutti i tesserati.

Assieme al lato motivazionale c’è quello economico; 90 milioni spesi in estate, dopo stagioni di parametri zero, non sufficienti certo a colmare il gap con le grandi, ma necessari per tornare ad alzare un minimo la testa. I risultati ad oggi appaiono alterni e non poteva che essere così. D’altra parte la rosa ha ancora lacune importanti, negarlo sarebbe controproducente. Sinisa lavora con ciò che gli è stato messo a disposizione e intravedere la finale 2016 di Coppa Italia a Roma, se non altro dà alla stagione un pizzico di interesse.

La qualificazione alla prossima Europa League, attraverso il campionato o alla coppa nazionale, resta dunque l’obiettivo reale e plausibile. Sovrastimare le proprie capacità ha già rovinato le ultime due annate, pertanto individuare i giusti target, perpetrando una crescita graduale, é quanto di meglio ci si possa attendere.

In questo percorso sarebbe ideale trovare anche lo zoccolo duro del Milan del futuro. Una solida base su cui costruire una squadra che possa finalmente competere. Non c’è dubbio che la differenza sostanziale tra questa stagione e le ultime senza trofei, sia proprio questa. Ovvero, l’affermazione di giovani ai quali poter pensare di dare le chiavi tecniche e gestionale dello spogliatoio.

Donnarumma, Romagnoli, Calabria, Niang e Bonaventura, rappresentano per ragioni diverse, la speranza concreta di un Milan migliore. Gigi essendo un ’99 che gioca senza minimamente dimostrare la sua età, di per sé é già qualcosa di straordinario. Se aggiungiamo le doti atletiche, é corretto ritenere di essere di fronte ad un grande talento. Alessio, arrivato dalla Roma via Samp, richiesto espressamente dall’allenatore, ha mostrato carattere nel non farsi sovrastare dal peso dei milioni spesi per averlo, facendo vedere in campo che il prospetto acquistato merita ogni centesimo versato nelle casse giallorosse. Davide, terzino classe ’96, non ha avuto tantissimi minuti, ma nelle circostanze nelle quali é stato chiamato in causa, ha fatto vedere una determinazione e una capacità di adattamento che nel suo ruolo possono fare la differenza. M’Baye é tornato dal prestito con una consapevolezza enorme e con un approccio da professionista, che gli permette di esprimersi su buoni livelli, nonostante il margine di crescita sia ancora alto. Per Jack ormai gli aggettivi qualificativi nuovi da trovare sono pochi. Si sta affermando come leader in un contesto che é quello che é, ma che sta muovendo passi significativi verso la luce in fondo al tunnel. Senza giocatori come lui sarebbe del tutto impensabile anche solo immaginare di tornare grandi.

Abbracciare la politica della crescita a piccoli passi. Senza gravare di responsabilità eccessive i singoli e lasciando in pace il tecnico. Ci vuole pazienza. Scorciatoie per la gloria non esistono.

@fabryvilla84

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