Questo il testo integrale della lunga intervista rilasciata da Paolo Maldini a Sky Sport, all’interno della rubrica “I Signori del calcio”.
La sua vita quotidiana: “Riuscire a fare quello che si vuole credo che debba essere il punto d’arrivo per tutti. Il calcio mi ha fatto crescere come uomo e mi ha dato grandi soddisfazioni, poi ho deciso di intraprendere un percorso di vita oltre il calcio. Se non è sui giornali, sembra che una persona non stia facendo niente, ma non è così. La mia indole va verso una vita più privata e familiare“.
Il tempo sembra essersi fermato per te. “La gente mi chiama ancora Paolino, perché ho iniziato a giocare a 16 anni. Ora ne ho 47, il tempo comunque non si è fermato. Invecchio anche io, credo sia importante vivere il tempo come uno ha intenzione di farlo. La possibilità di scegliere il mio futuro è fondamentale, ho scelto questo tipo di vita. In passato ero impegnato con la squadra, era ovvio“.
Sei un tipo sempre molto calmo. Quando hai perso le staffe? “Direi 2002 forse, dopo il Mondiale. Mi sono sentito maltrattato dalla stampa, il rispetto dei compagni c’è sempre stato. Il modo in cui è finito quel Mondiale non è stato bello. In modo particolare ricordo l’ultima conferenza, dove un giornalista mi chiese se mi sentissi un raccomandato. Andai via, potevano dirmi di aver giocato male. Ma non altro. Quello è stato un percorso, una crescita continua. L’addio al calcio? Nel 2009 è stata una cosa che non mi aspettavo. Pensandoci già quella sera, quanto successo mi ha reso distante da quel tipo di mondo. Mi ha reso anche felice da un certo punto di vista. Nessuno nel club ha preso una posizione, non è stata una cosa molto carina. Forse è stato il sigillo alla carriera“.
Riservi rancore? “No, forse all’inizio. Quando ero giovane, quando si reagisce in maniera immediata senza contare fino a dieci. Un esempio: una persona che ha condiviso parte della mia carriera è stata Capello. L’ultimo anno al Milan abbiamo litigato, quasi a metterci le mani addosso. Mi ha mancato di rispetto, credeva che l’avessi tradito. Ma non era così, l’ho odiato per qualche mese. Dopo la cosa è passata col tempo“.
La solidità della famiglia Maldini? “I genitori nell’educazione hanno avuto il loro peso, ho tre sorelle e due fratelli. Tutti a Milano, manteniamo la famiglia unita nel bene e nel male. Poi ho conosciuto mia moglie, che ha completato questo grande spirito di famiglia. Siamo tutti qua, è una cosa da trasmettere ai proprio figli. Una cosa alla quale credo tanto“.
In carriera è mancato l’acuto in Nazionale. Come vivi questa cosa? Rigiocheresti la gara contro la Corea del Sud? “Forse sì, sapevo che poteva essere la mia ultima gara in Nazionale. Così è stato. Sono rimasto male, ma nel ’94 sono stato vicino alla Coppa del Mondo. Ma come posso lamentarmi per tutto quello che mi ha dato il calcio? Non posso, assolutamente“.
La Nazionale di Conte può fare un buon Europeo? “La speranza c’è sempre, il lavoro di Conte è stato enorme. Si vedrà ancora di più nel ritiro pre-Europeo, quando lavorerà per alcuni giorni col gruppo. Ci sono squadre più forti, ma non è detto che l’Italia non possa emergere. Credo molto nella squadra di Conte“.
I difensori sono in estinzione nel mondo del calcio? “C’è una carenza in tutto il mondo, non solo in Italia. Un difensore di livello, adesso, può avere un grande mercato. Il gioco moderno è legato all’attacco, spesso ci si dimentica di difendere. Nel calcio, invece, si vince con l’equilibrio. Adesso ai ragazzi si chiede poco in fase difensiva“.
Dobbiamo considerarti il difensore più completo mai esistito? “Non so rispondere, io sono nato come attaccante. Feci il mio provino al Milan senza conoscere il mio ruolo. Mi piaceva molto la Juve da ragazzino, perchè vidi il Mondiale di Argentina ’78 e c’erano tanti juventini in Nazionale“.
Eppure non hai mai accettato la corte della Juve. “Una volta capitò anche all’intervallo di Milan-Juve. Non c’era ancora Berlusconi, anche allora le mie intenzioni erano chiare. Mi sarebbe piaciuto vincere col Milan, sono stato ripagato“.
Romagnoli è il difensore più promettente in Italia? “Lui e Rugani hanno dimostrato di essere promettenti. Per l’ex Empoli, tuttavia, non è un male assoluto che non si giochi sempre, ma deve imparare tante cose. Ha avuto un grande maestro come Sarri, loro due sono i difensori centrali su cui puntare. Il più forte resta Barzagli, ha esperienza e senso della posizione. Gioca alla Juve, il migliore al momento è lui“.
La difesa del Milan ha tanti ragazzi, è sistemata per i prossimi 10-15 anni? E’ possibile fare un paragone con te, Baresi, Tassotti? “E’ sempre difficili fare paragoni. Era un’altra epoca, Sacchi arrivo e si trovò la difesa già fatta. C’era Nava, Filippo Galli, eravamo tutti lì con tre anni di esperienza con Liedholm. Eravamo pronti per il salto di qualità. Adesso c’è un’altra situazione, ma i ragazzi hanno mostrato personalità“.
Mihajlovic? “Non è facile arrivare in una squadra come il Milan, con un passato così glorioso. Milanello, San Siro, il Milan, pesano. Per i giocatori, per gli allenatori, per tutti. Non condividevo l’idea di prendere due esordienti in un momento delicato come quello degli anni scorsi. Trovo siano state scelte azzardate. Anche se poi Seedorf ebbe dei risultati incredibili. Però c’è bisogno di un elemento di rottura. E Mihajlovic lo è“.
L’assetto societario del Milan ti convince? Berlusconi può garantire futuro al Milan? “Noi eravamo una grandissima squadra, perché c’era una società ambiziosa alle spalle e ognuno aveva il proprio ruolo. C’era il rispetto dei ruoli. Ora non è più così. Sono nato nel Milan e cresciuto lì, ma ho sempre giocato nell’indipendenza di pensiero. E’ molto più facile dire alle persone che vuoi bene che sono belle e brave. Ma non aiuta. La mia posizione critica nei riguardi del Milan è un atto d’amore, nient’altro. Verso quella società ho tanto affetto“.
Hai stima per Berlusconi? “Sì, ho conosciuto un genio. Una persona che arrivava dieci anni prima di altri su alcune cose. Lui venne al Milan e disse che voleva costruire la squadra più forte al mondo, faceva sorridere. Poi invece con la programmazione siamo riusciti a vincere tutto. Ora sono tempi diversi, la strada non è chiara come prima. Gli investimenti non sono quelli di prima“.
Galliani è ancora il miglior dirigente in circolazione? Quando sono nati i dissapori tra voi? “Non credo ci siano dissapori, ci sono sempre state opinioni e vedute diverse. Quelle restano, ma è giusto così. Io ero capitano e lui amministratore delegato. L’obiettivo era comune, ma la visione sulla gestione era diversa. Non mi sono mai nascosto. Non è detto che un campione debba lavorare nel club. Il Milan ha avuto la fortuna di avere tanti calciatori fortissimi, ma non si è proseguito nel dare un minimo di tradizione per ricordare il passato e il Milan di una volta. Come hanno fatto Barcellona, Bayern e Real Madrid“.
Ti senti una figura ingombrante? “Io ho la mia vita e sto bene così. Mi hanno chiamato Leonardo, Allegri, Seedorf, Barbara Berlusconi. Loro mi coinvolgono in questi progetti. Io dico che, se posso ridare qualcosa al club che mi ha dato tanto, molto volentieri. Ma voglio decidere con la mia testa. Sembra complicato o una situazione che possa creare scompiglio“.
Cosa pensi di Barbara Berlusconi? Si parlava anche di te al momento del suo ingresso nel club. “Il presidente Berlusconi ha fatto altre scelte. Non vedo e sento il presidente da anni, per questo non mi sono mai sentito vicino al rientro. Non l’ho mai sentito, forse dall’ultima gara che ho giocato“.
Se il Milan istituisse il Maldini-Day e tu diventassi presidente per un giorno, quale sarebbe la tua prima mossa? “Serve un percorso per tornare grandi, investimenti e idee. Anche gente che sappia di calcio, considero Galliani un grandissimo dirigente ma probabilmente è un po’ carente nella zona calcistica. Lì dovrebbe essere affiancato, nel decidere e valutare calciatori“.
Cosa farai da grande? “Ora mi godo la vita, ho fatto tutto col cuore. In futuro vedremo, non lo so“.
This post was last modified on 6 Dicembre 2015 - 13:40