Con la nostalgia nel cuore, e una speranza sempre più flebile di rivedere il nostro Milan ad un livello decente, facciamo un passo indietro prima di entrare nel merito della questione. 13 maggio 2012, si spegne la luce in casa Milan: lasciano i colori rossoneri Inzaghi, Zambrotta, Gattuso, Seedorf, Nesta e Van Bommel. Ambrosini e Abbiati ultimi reduci versano lacrime per un fasto che sanno sarà dura da replicare. Il primo dura una stagione, poi preferisce la Fiorentina in pieno scontro col mondo milanista; il secondo, ancora presente, non riesce a cambiare il trend ormai inevitabilmente indirizzato al negativo.
Per il rilancio viene scelto Riccardo Montolivo. Ragazzo prodigio all’Atalanta, giocatore nella media alla Fiorentina e nella sua maturità calcistica capitano del più brutto Milan di sempre con molte sue responsabilità. Investito dall’alto della fascia di capitano, onore e onere che mai ha dimostrato di meritare sotto tutti gli aspetti di gioco: tatticamente, tecnicamente e psicologicamente. Che intorno ci sia una mediocrità diffusa è innegabile, ma se di ruolo fai il playmaker la responsabilità di dare un senso al gioco della squadra è quasi esclusivamente tuo. Passaggi sempre in orizzontale e raramente in verticale denotano poca propensione ad intuire i movimenti in profondità dei compagni, se poi ci aggiungiamo molti errori anche nelle trasmissioni più elementari, col Verona si superano le 40 palle perse, il problema si fa a tutti evidente. E se quella fascia lì, allacciata al braccio, che copre una maglia rossonera, ti fa tremare le gambe e ti riduce ad un giocatore qualsiasi, beh, è meglio levarsela subito, perché quegli otto nomi citati poco sopra l’hanno indossata e l’hanno onorata.
Se uno spogliatoio non è unito è soprattutto perché l’ossatura guidata dal capitano non è solida; se una squadra in campo non gioca come il mister vorrebbe è soprattutto perché chi ha il ruolo di regista non dirige a dovere le operazioni; se un giocatore non riesce ad effettuare anche i passaggi più elementare è perché è tecnicamente più scarso degli avversari o psicologicamente non pronto ad affrontare quella gara. Con queste ultime righe, estremizzando, si può presentare il Milan di oggi, la maggior parte dei giocatori del Milan di oggi e il capitano del Milan di oggi.