Due mesi, dieci partite di Serie A ma appena 276′ complessivi per Diego Lopez, Mexes e de Jong. Alzi la mano chi avrebbe mai pronosticato un’epurazione così forte e decisa di questi senatori milanisti. Tre leader carismatici dentro e fuori dal campo, ma anche tre elementi di indubbia importanza nello scacchiere tattico rossonero, accantonati in favore di ragazzi più giovani (vedi Donnarumma) o di giocatori più graditi e funzionali alle idee del tecnico (come Alex e Montolivo). Una situazione tanto estrema quanto complicata, quasi da separati in casa, e un epilogo decisamente sorprendente per chi, come Diego Lopez, Mexes e de Jong, era stato tra i pochi a salvarsi nel disastro targato Pippo Inzaghi e a inizio stagione era considerato tra le colonne del Diavolo 2015/2016. Un esito simile per percorsi però profondamente diversi tra loro.
Perché se Diego Lopez ha pagato la travolgente ascesa del fenomenale Gigio Donnarumma, 16enne con la freddezza del veterano che interpreta il ruolo del portiere in maniera più moderna e vicina alle idee di Mihajlovic, l’accantonamento di de Jong è dovuto a evidenti esigenze tecnico-tattiche: la scelta di affidare la squadra a Montolivo da playmaker davanti alla difesa e l’iniziale intenzione di affiancargli due mezzali hanno sostanzialmente tagliato fuori il “34”, tornato sì in gioco col 4-4-2 ma disastroso nel suo rientro in campo contro il Verona. Mexes, dal canto suo, sconta un feeling mai nato con l’aspro tecnico serbo: non è un mistero che il rinnovo e la permanenza in rossonero dell’ex Roma siano arrivati in estate per volontà diretta del presidente Berlusconi, a dispetto di un entusiasmo decisamente più limitato dell’allenatore.
Ora, a pochi giorni dall’apertura del mercato, la domanda è presto detta: è giusto epurare (e magari cedere) senza colpo ferire tre leader e tre calciatori di questo calibro? In una squadra povera di carattere e di personalità, spesso incostante e mentalmente instabile, uomini dal carattere forte e dalla provata esperienza come Diego Lopez, Mexes e de Jong servirebbero come il pane. Forse anche più della prospettiva di alleggerire il monte ingaggi e di poter agire con più soldi sul mercato di gennaio, in cui Galliani non potrà fallire. In ogni caso, il taglio di questi “capitani” rossoneri dimostra un punto fondamentale: Mihajlovic non fa sconti a nessuno, campioni e “pupilli” compresi, anche a costo di inimicarsi qualche influente senatore. Tutti devono sudarsi il posto in squadra e rischiare di perderlo per il bene collettivo. Lo spogliatoio, compatto dalla parte del tecnico, ha emesso il proprio verdetto: la società farà altrettanto?