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Di questo nostro povero Milan frega sempre di meno a tutti

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Eccoci qui, vicini all’ennesimo Natale che per noi tifosi rossoneri è già Pasqua. O meglio vorremmo che lo fosse. Eh sì perché dopo i due pareggi contro le ultime due in classifica è arrivata la certezza di quello che in questo spazio leggevate già da questa estate: si tratta di un’altra stagione deludente, speriamo non disastrosa. Una stagione in cui non si raggiungerà la tanto agognata Champions League e al termine della quale si cambierà l’ennesimo allenatore. Dobbiamo renderci conto una volta per tutte che non siamo più “quel Milan”. Non c’è più niente di “quel Milan là”: né il presidente, né i dirigenti, né l’allenatore, né i giocatori e nemmeno i tifosi che vanno allo stadio in pochi e quei pochi fischiano e contestano. Dobbiamo renderci conto una volta per tutte che siamo diventati una squadra “normale”, di metà classifica, con giocatori normali e una gestione normale, quindi piena di errori. Non dobbiamo stupirci se pareggiamo contro Carpi e Verona. Perché ormai è all’ordine del giorno. Abbiamo 25 punti, faremo il giro di boa a 30, se tutto va bene. E’ ormai quella la nostra dimensione. Purtroppo.

Come ripeto sempre la colpa è di tutti, non di uno solo. A questo proposito adesso leggo e sento di tutto contro Mihajlovic. E’ molto comodo prendersela con lui, tanto non è milanista. Tanto tra pochi mesi non ci sarà più e si godrà quello che resta del suo lauto contratto. L’ennesimo pagato a vuoto da Berlusconi. Possibile che sbaglino sempre i tecnici? E’ la stessa domanda che si poneva a Moratti negli anni d’oro dell’Inter che ne cambiava quattro a stagione. Con il nostro Milan da “soap opera” siamo riusciti a demotivare anche il serbo che adesso ha due obiettivi principali: il primo è far vedere a tutto il mondo che lui non fa lo “yes man” di Berlusconi o Galliani. Il secondo è dimostrare agli stessi due che la maggior parte dei giocatori è totalmente inadeguata. Questi due obiettivi ormai hanno preso il sopravvento anche sull’importanza dei risultati. Tanto che rischiamo di andare fuori dalla Coppa Italia contro il Crotone per la voglia di schierare undici riserve finora emarginate. Tanto da rispolverare un De Jong palesemente fuori condizione come per dire alla dirigenza: visto che roba? Cediamolo a gennaio, uno così non ci serve. Stavolta l’azione dimostrativa ci costa 2 punti contro il Verona.

In questo Mihajlovic mi sta deludendo. Nel resto no. Non è un fenomeno di allenatore ma prova a fare delle cose logiche in una squadra e in un ambiente dove la logica non c’è più. L’estremo tentativo è quello di mascherare la brutta prestazione contro il Verona con gli errori di Valeri e company. Altra roba da Inter morattiana DOC. Le ragioni delle lamentele ci possono pure stare. Ma un Milan decente deve saper battere questo Verona anche con l’arbitro che fischia contro. Dall’altra parte poi chiediamoci perché “l’arbitro fischia contro”. E non è la prima volta che succede quest’anno. Forse è una casualità. O forse è perché tutti, arbitri compresi, si sono resi conto che l’antica società forte e granitica ha lasciato il posto a quella che sembra sempre di più una nave alla deriva, dove marinai e mozzi si fanno i dispetti l’un l’altro. Eravamo un esempio da seguire, adesso siamo una società e una squadra da prendere in giro.

L’ultimo esempio di questa settimana sono le parole di Barbara Berlusconi venerdi: “La Lega è gestita male, la politica ha ignorato il calcio”. In poche parole due sassate, una diretta a chi gestisce la Lega, quindi la cordata di Galliani, l’altra più velata a chi per anni è stato a capo della politica, cioè il papà Silvio Berlusconi. Saranno pure condivisibili le parole di Barbara, peccato che la Lega gestita in questo modo garantisce la spartizione del mercato televisivo tra Mediaset e Sky e quindi salvaguarda gli interessi dell’asset principale di Fininvest, la cassaforte di famiglia. E che Silvio Berlusconi sia da 30 anni il presidente del Milan, cioè colui che ha riempito di trofei Casa Milan, unico prodotto tangibile finora del lavoro di Barbara. Sorvoliamo sulla questione stadio, già ampiamente trattata. Con questo non voglio dire chi ha ragione e chi ha torto. Dico solo che siamo evidentemente al “tutti contro tutti”. Siamo al punto che i nostri dirigenti preferiscono sposare le correnti esterne e avverse al Milan pur di vincere le loro battaglie personali. Ovviamente così non si va da nessuna parte. Se non dove stiamo andando.

Poi possiamo dare la colpa a Mihajlovic, a Montolivo o a Raiola, ma il risultato è che di questo nostro povero Milan frega sempre di meno a tutti. Soprattutto a chi lo gestisce. Figuriamoci se può fregare qualcosa a chi lo allena o a chi ci gioca. Gli ultimi che ci tengono ancora sono i tifosi. Peraltro sempre meno. C’è chi dice che se vanno male Sampdoria e Frosinone Mihajlovic può saltare durante la sosta natalizia. Io non credo, anche perché il destino di Sinisa è già deciso e, come fu per Inzaghi, resterà fino alla fine della stagione. Anche perché si è capito che avere un bel parafulmine male non fa. A questo punto speriamo di finire con dignità, magari più degli ultimi due anni conclusi con un ottavo e un decimo posto. E speriamo che i giovani talenti che abbiamo in rosa, da Donnarumma a Romagnoli, possano trovarsi tra qualche anno in un Milan simile a “quel Milan là”. Se poi, incidentalmente riusciamo a farne crescere qualcun altro o magari a comprarlo nel mercato di gennaio possiamo sperare che una volta tanto sia la squadra a dare l’esempio alla società. Insomma il contrario di come dovrebbe essere e di come è sempre stato.

This post was last modified on 14 Dicembre 2015 - 22:55

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redazione