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Come Niang: il Milan e la gestione José Mauri. Andrà da Donadoni?

Personalità, voglia di incidere e indubbie qualità. Ma anche tanta inesperienza e acerbità per poter ambire, a breve termine, a un ruolo da protagonista nel Milan. La gara di Coppa Italia con il Crotone è stata per José Mauri l’esordio in gare ufficiali con la maglia rossonera, dopo qualche amichevole e tanta panchina: l’italo-argentino è finalmente sceso in campo tra le fila del Diavolo, agendo da mediano davanti alla difesa nel 4-3-3 disegnato per l’occasione da Mihajlovic. Ma il test, seppur poco probante e caratterizzato da un’insufficienza generale della squadra, ha emesso un verdetto abbastanza chiaro: Mauri ha il potenziale per diventare un centrocampista importante, ma in questo momento ha davanti a sé tanti giocatori più pronti e difficilmente giocherà ancora.

La soluzione migliore per tutti, società e ragazzo, sarebbe quella di svestire la maglia rossonera e crescere in prestito lontano da Milanello. Non è un mistero che dirigenza e tecnico siano concordi nel ritenere José Mauri un indubbio talento, ma ancora troppo “verde”: lo stesso Mihajlovic ha recentemente dichiarato di auspicare per il centrocampista di Realicò un trasferimento a titolo temporaneo, in modo che possa andare in una squadra in cui trovare spazio e minuti per crescere. Un prestito necessario, dunque, per farsi le ossa in provincia e tornare al Milan più forte e più pronto di prima: l’ex Parma, d’altronde, è “solo” un classe ’96 e ha il bisogno estremo di giocare e di acquisire esperienza.

Il percorso di Mauri, nelle idee, dovrà ricalcare quello fatto da M’Baye Niang. Da talento inespresso ad attaccante incisivo e imprendibile, il francese ha spiccato il volo dopo sei mesi in prestito al Genoa: la sapiente “palestra” tattica e tecnica di Gasperini, unito al notevole spazio avuto con il Grifone, hanno permesso all’ex Caen di acquisire fiducia, esperienza e consapevolezza. E oggi a gongolare è Mihajlovic, che può schierare un potenziale campione. Niang, per José Mauri, deve rappresentare un esempio: Bologna e Atalanta, in questo senso, sono pronte ad accoglierlo. Chissà che il ritorno in Emilia, dove ritroverebbe il suo ex mister Donadoni, non possa essere la scelta migliore.

This post was last modified on 4 Dicembre 2015 - 00:56

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redazione