Guardare avanti, non voltarsi mai indietro. Un diktat che vale in moltissime situazioni della vita e che dovrebbe valere anche nel calcio. Usiamo il condizionale perché non per tutte le squadre è così, certamente non per il Milan. L’andamento a gambero ormai è una triste abitudine, confermata anche quest’anno. Dopo la convincente vittoria contro la Sampdoria è arrivato il pareggio contro il Carpi. Così come lo 0-0 casalingo contro l’Atalanta aveva fatto seguito alla bella vittoria in casa della Lazio. Un passo in avanti, due indietro.
Due punti persi nella prima delle tre gare prima di Natale che il Milan doveva vincere, senza scusanti. Inutile tirare in ballo i due rigori non dati nel finale (nel primo tempo anche su Lasagna era fallo ed espulsione di Donnarumma), inutile tirare in ballo gli errori di gestione e di mercato della società e di Galliani, inutile tirare in ballo lo spaesamento di Mihajlovic. Contro il Carpi, con tutto il rispetto, il Milan deve vincere, qualunque sia la sua situazione. Non esiste altro risultato. E meno male che in Coppa Italia contro il Crotone le colpe erano state tutte riversate sulle seconde linee non all’altezza. Questa rosa ha dei limiti tecnici, di personalità e di gestione della pressione ma tutto questo non giustifica una gara così negativa.
Il vuoto assoluto espresso per ’90 minuti dai rossoneri ha solamente confermato che l’ utopia terzo posto rimarrà tale anche per quest’anno. E continuare a parlare di ‘aria strana’ intorno alla squadra non servirà per fare punti. Più autocritica e una presa di coscienza per una prestazione pessima che non concede alibi. L’unico segno di realtà in questo calcio offuscato dall’ipocrisia è arrivato dai tifosi del Milan che a fine gara hanno contestato, civilmente, la squadra. Almeno per questa volta gli applausi sono stati evitati.