Senza gioco e reazione, debolezze ovunque. Il Milan perde malissimo

Il Milan potrebbe anche ammettere di non aver mai giocato ieri sera, perché alla fine è andata così. L’ennesima serata storta, un’altra sconfitta contro la Juve allo Stadium. Decisivo Dybala, ex oggetto del desiderio del mercato rossonero, dopo una partita tirata, a tratti noiosa, ma portata a casa dalla squadra che comunque ha avuto maggiore volontà di conquistare i 3 punti.

Per il Diavolo è la quinta sconfitta in campionato, la prima dopo un mese intero di risultati positivi, ma quasi tutti contro le big (Fiorentina, Inter, Napoli e appunto Juve): per aspirare alla Champions, palesa La Gazzetta dello Sport, bisognerebbe almeno somigliare a chi sta davanti. Invece a Torino era stato deciso di mostrare una sola fase, quella difensiva, nella quale Donnarumma e Romagnoli raccolgono la figura migliore nel provare a proteggere solo il pareggio. Anche se la rivale non spaventa, rimanendo lenta, poco fluida e non superando le quattro occasioni da rete. Ma il Milan fa molto peggio: quasi si rifiuta di giocare, non tira, non reagisce. Ci sono problemi strutturali, debolezze e limiti pure nel comportamento.

Troppi attori ai margini, Cerci per primo. Il 4-3-3 è stato offensivo nelle scelte di formazione, non nell’atteggiamento complessivo, e non ha offerto varianti a parte la mossa della disperazione Luiz Adriano (poi Honda). Il modulo sceso in campo ha dei bei paradossi: da 4-5-1 di protezione a 4-2-4 mai pervenuto. L’ex Torino prova a fare qualcosa però si interrompe subito, Bonaventura e Bacca dialogano raramente. Così come si fa a vincere?

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