A oggi, in vista della sessione di gennaio, Kevin Prince Boateng e Franco Vazquez sono i nomi più caldi del mercato rossonero. Due giocatori, questi ultimi, che, pur presentando caratteristiche del tutto diverse, potrebbero essere schierati nella medesima posizione: sulla trequarti. Peccato che l’attuale modulo rossonero, il 4-3-3, non preveda l’utilizzo di mezzepunte e che, quando ben applicato, con la presenza di esterni che ripieghino e di due incontristi fissi, possa a tratti fare sperare che la compagine di Mihajlovic riesca a risalire la classifica e, dopo due stagioni di assenza ingiustificata, a tornare in Europa.
Ecco allora che gli arrivi di Boateng e (forse) di Vazquez, nella finestra di riparazione, dovrebbero essere presto congelati. Il tutto per rinforzare i veri tasti dolenti dell’organico rossonero: la retroguardia e la linea mediana, che necessita di almeno due incontristi e di un giocatore in grado di abbinare qualità, quantità e personalità. Proprio così. Mentre il trequartista ghanese dispone di forza fisica e propensione all’inserimento, ma non garantisce continuità di rendimento, stabilità a lungo termine e senso del gioco, l’argentino al momento in forza al Palermo annovera nel proprio repertorio una discreta tecnica, ma è lento, non è in grado di cambiare passo in maniera efficace, non sempre è resistente sotto l’aspetto fisico e presenta un cartellino molto costoso.
Insomma, con l’arrivo di Kevin Prince Boateng e Franco Vazquez, non verrebbero risolti i problemi di un Milan alla costante ricerca di solidità, compattezza e continuità di risultati. Passando al 4-4-1-1, per inserire nello scacchiere tecnico-tattico di Sinisa uno tra KPB e El Mudo, il Milan perderebbe di imprevedibilità, tanto che il raggio d’azione di Bonaventura verrebbe a dir poco limitato, e non migliorerebbe di certo la propria fase di non possesso.