Mexes: “A Mihajlovic non piaceva come mi allenavo, l’ha convinto la mia mentalità. Io leader? Forse, ma non sono Maldini o Nesta”

Il difensore del Milan, Philippe Mexes, ha rilasciato una lunga intervista all’edizione odierna de Il Corriere dello Sport, parlando a 360° del momento del Milan e suo personale, a cominciare dalla sfida di sabato a Torino contro la Juve: “Si tratta sicuramente di una partita importante, soprattutto per noi. Siamo arrivati a un punto importante del campionato. Dobbiamo fare bene, questa deve essere la nostra svolta. Quella definitiva“.

Mexes è ormai uno dei senatori dello spogliatoio rossonero, anche se a luglio sembrava certo il suo addio: “Io sono al quinto anno di Milan. Ho vissuto un cambiamento importante. Dal Milan di Nesta, Seedorf, Inzaghi, Ambrosini, Gattuso a quello attuale che non è andato bene, non ha ancora un’anima vincente come quello di prima. Anche se non sono Maldini o Nesta, ho cercato di dare il mio contributo in campo e fuori. I problemi con Mihajlovic? Mi sono chiarito da subito con lui prima che firmassi il contratto. C’è stata la possibilità di parlarci, ha avuto la possibilità di potermi conoscere e adesso mi apprezza. Quali erano i suoi dubbi? Sicuramente in allenamento le mie performances non sono le migliori come velocità e resistenza. Ma posso giocare sempre e ovunque, sono affidabile. La mia mentalità gli è piaciuta molto“.

Chi, invece, lo ha sempre sostenuto, è il presidente Silvio Berlusconi: “Quando il presidente viene a Milanello ci parla come fosse un buon papà. Dice un sacco di cose: sui capelli, sugli orecchini, sui tatuaggi… Non ci siamo mai trovati da soli a parlare, ma penso che di me gli piaccia la mia tenacia, la voglia di non mollare mai. Lui mi vede come un leader? Forse, un po’ più leader rispetto agli altri. Ma essere leader non vuole dire essere più forte. Si sono accorti della mia sincerità. Sono sempre stato così, fra alti e bassi”.

La conclusione di Mexes è su due suoi compagni di squadra: “Balotelli è un bravissimo ragazzo, ma ormai è diventato un personaggio, ha deciso di esserlo. È molto buono d’animo, ma anche un po’ incosciente. Talvolta esagera e sbaglia. Ha bisogno di aiuto, non può uscire da solo da questa situazione. Ma lo capisco: all’esterno non ha molti punti di riferimento. Sono molto contento che l’operazione abbia avuto buon esito. Per Romagnoli non è stato semplice gestire il suo posto da titolare, considerati i soldi spesi per lui. Ma su questo non c’entra niente. Consigli? Certo, per migliorare deve stare più tranquillo, anche se non gioco cerco di supportarlo sempre”.

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