Una rondine non farà mai primavera, ma è sempre meglio che imbattersi, durante il proprio cammino, con alcuni gufi. E, così, il Milan si riscopre bello, italiano, forte e competitivo, il mercato fallimentare diventa giusto e vincente ed un’altra stagione da buttare sembra poter prendere una piega diversa, quantomeno più interessante. Eppure, dopo la sciagurata ed umiliante imbarcata subita in casa contro il Napoli, sembrava tutto da buttare. I giocatori erano scarsi, l’allenatore inadatto e solo l’ennesimo capro espiatorio da sacrificare sull’altare di una società che non aveva più un’identità. In poco più di tre settimane, invece, sembra essere cambiato tutto e già si sentono festose le campane e i tromboni.
Ma allora, dov’è la verità? Che ruolo potrà svolgere questa squadra all’interno di questo strano e pazzo campionato di Serie A? Molto probabilmente è troppo presto per dirlo, ma bisogna cercare di trovare alcuni meriti all’interno di una trasformazione provvisoria e parziale che ha portato una squadra senza un gioco e senza un’identità, a conquistare dieci punti in quattro gare, subire molto meno dietro ed essere molto più pericolosa davanti. Eh sì, perché se da una parte ci sono dei calciatori finalmente a loro agio con la nuova maglia e dei nuovi schemi, dall’altra c’è chi li guida che, senza pensare troppo alle chiacchiere, sta lavorando duro e sta cercando di trarre il massimo dalle risorse a disposizione.
Sinisa Mihajlovic è stato spesso duro nei post partita, non si è mai risparmiato dal dire quello che pensava, anche a scapito di non riscuotere tanta simpatia nello spogliatoio. Stesso discorso si può fare per le scelte su chi mandare in campo. Non importa se ti chiami De Jong o Diego Lopez, se c’è qualcuno che merita più di te, semplicemente non giochi. L’atteggiamento che la squadra ha fatto vedere all’Olimpico contro la Lazio ha dimostrato che le lezioni del serbo pian piano stanno portando i frutti sperati e stanno per essere assimilate dai calciatori. Spirito di sacrificio, voglia di lottare, dare il 100% dal primo all’ultimo minuto, squadra corta tra un reparto all’altro: sono questi i meriti di Sinisa e sono queste le cose che i tifosi volevano vedere.
Sia chiaro, la squadra molto probabilmente non lotterà per il Campionato, è ancora troppo presto, e ci saranno altre domeniche dove le cose non andranno per il verso giusto, ma se il Milan sarà quello di Roma anche in futuro, ci si potrebbero togliere delle soddisfazioni. Gli otto italiani su undici schierati contro la Lazio, poi, sono il fiore all’occhiello di questa squadra. Una scelta radicale e quasi rivoluzionaria che rompe gli schemi di un campionato che, a parte la Juventus, tra le squadre di prima fascia, vede uno o massimo due calciatori nostrani nelle formazioni titolari. Spietato, giovane, italiano e bello: il Milan di Roma è stato tutto questo ed era anni che al tifoso rossonero non brillavano così tanto gli occhi dalla gioia.