Chissà che cosa direbbe oggi Adriano Galliani ripensando a Edgar Davids? Già, ricordate quell’olandese che tanto affascinò i rossoneri, battuti in finale dall’Ajax a Vienna nel 1995? A Milano il “Pitbull” ci arrivò l’anno dopo, insieme al terzino Reitziger. Erano le stagioni dopo la sentenza Bosman che facilitò non poco il mercato.
Davids approda a Milanello con la gestione di Oscar Washington Tabarez, poi esonerato, e Arrigo Sacchi, successivamente. La stagione è una delle peggiori dell’era Berlusconi e il centrocampista orange rientra nella spirale negativa. Il ruolino, alla fine dell’anno, è di 24 presenze e una rete in gare ufficiali. Nell’estate del ’97 arriva Fabio Capello e Davids esce dai radar: 4 presenze in campionato e 3 in Coppa Italia, fin quando non bussa alla porta la Juventus.
A dicembre dello stesso anno il giocatore si trasferisce a Torino per 9 miliardi di euro, non prima di essere definito da Alessandro Costacurta una “mela marcia”. Primo olandese della storia della Juve, Davids fa mettere tutt’altra pasta in bianconero. Presto diventa un giocatore fondamentale per la squadra, provocando una pioggia di critiche nei confronti della dirigenza del Milan.
Alla Juve resta per otto stagioni, conquistando tre campionati e disputando tre finali di Champions League, nel 2003 proprio contro il Milan (ma solo in parte, a causa di un fastidio muscolare). In totale, fino al gennaio 2004 totalizza 235 presenze ufficiali con la maglia della Juve, segnando 10 reti. Per tutto il popolo bianconero è rimasto un’icona con tanto di stella allo Juventus Stadium.