«Noi, quegli anni lì, giocavamo…». Scherza (ma non troppo) Fabio Capello, quando gli si chiede se l’Inter di oggi sia paragonabile al suo Milan targato 1993-94, quello che chiuse la stagione da campione d’Europa e anche d’Italia, con 36 gol fatti e soli 15 subiti. L’occasione è la visita ai campi della Polisportiva Cimiano a Milano, dove “Don Fabio” viene anche omaggiato di una targa dal presidente della società, Agostino Malavasi. Un pranzo al bar con i fidati Italo Galbiati e Gigi Balestra, le foto con qualche fan accorso apposta per lui e la scelta di non parlare di Milan e Juventus. Ma solo di Inter e di calcio giovanile.
TROPPI STRANIERI – Già, quel calcio da dove lui stesso è partito come allenatore. Era la metà degli anni Ottanta e il tecnico di Pieris arrivò a guidare il Milan dei grandi alla conquista di un piazzamento UEFA, sul finire della stagione 1986-87, solo dopo quattro anni di gavetta in Primavera. Era la squadra di Salvatore Giunta e di Fabrizio Ferron, ma anche (e soprattutto) di Alessandro Costacurta. Tutti italiani, al contrario di oggi: «Ci sono rose con sei, sette, anche otto stranieri e il vero problema è che sono le società ad andare volutamente a cercarli. Mi fa pensare che da questo punto di vista, a livello di mentalità, non abbiamo lavorato troppo bene a favore degli italiani. Ed è un peccato – continua – perché vedo che siamo in un momento di crescita, con tanti ragazzi promettenti. Alcuni stanno venendo fuori veramente bene, grazie a buoni insegnanti».
NESSUN PARAGONE – Se già questa critica potrebbe essere associata all’Inter, storicamente attratta da prospetti internazionali a partire proprio dal livello giovanile, Capello ammonisce senza sconti chi paragona il suo Diavolo bi-campione alla squadra di Roberto Mancini: «Quell’anno, il mio Milan veniva da tre stagioni consecutive in cui giocava la Champions League. E non dimentichiamo che ci mancò Van Basten per parecchio tempo». I soli 7 gol subiti nelle prime dodici giornate di campionato, però, parlano a favore dei nerazzurri: «Ma il Milan di quei tempi ha sempre avuto una grande forza difensiva: un concetto nato grazie a Nils Liedholm e ulteriormente migliorato da Arrigo Sacchi». Quindi la sentenza: «Paragonare questi due gruppi non mi sembra giusto. L’Inter è una squadra che sta ancora maturando». Poi, allontanandosi dai microfoni, quelle parole a Galbiati e Balestra, forse un po’ piccate: «Noi, quegli anni lì, giocavamo…».
(Fonte: Gazzetta.it)