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Ogni estate ci ritroviamo a dire: “Non può andare peggio di come è andata quest’anno”. Poi puntualmente comincia il campionato e le cose vanno peggio dell’anno prima. Questo significa che non c’è limite al peggio e il fondo non si vede ancora. Il 5 ottobre l’unica certezza che abbiamo noi tifosi rossoneri è che si tratta di un’altra stagione deludente nella migliore delle ipotesi, disastrosa nell’ipotesi più realistica. In questi tre anni sono cambiati giocatori e allenatori, ma le cose vanno sempre peggio. Purtroppo siamo come l’Inter morattiana pre-Calciopoli, quella che ci faceva tanto divertire. Quella dei quattro allenatori, quella del 5 maggio, quella di Pirlo e Seedorf per Brncic e Coco. Duole dirlo, ma questo nostro caro Milan è pure peggio. Infatti quell’Inter aveva alle spalle un management confusionario e perennemente alle prese con contrasti interni ed esterni. Il presidente non riusciva mai a mettere ordine, ma almeno ci credeva ogni anno e metteva soldi e entusiasmo. Vani, ma li metteva. Qui noi non abbiamo più nemmeno quelli. Abbiamo solo confusione e contrasti. A tutti i livelli. Oltre a una mal celata voglia di liberarsi del “fardello” Milan” da parte della proprietà. Ed è proprio quella voglia che ci deve più preoccupare in prospettiva. Possiamo anche prendercela con Galliani che paga Bertolacci 20 milioni e con Zapata che regala la palla ad Hamsik. Possiamo prendercela con Mihajlovic che sbaglia formazione e con Berlusconi che parla di squadra da primi tre posti. Ci sta tutto nel calderone delle critiche, tutte legittime. Ma il nostro vero problema è che questo Milan non ha futuro perché è la proprietà stessa che non glielo vuole più dare.
Siete sicuri che quando perdiamo 4-0 in casa col Napoli siano tutti disperati? Pensate che ci siano molti giocatori che ci stanno male e che non dormono la notte come capitava a Baresi e Maldini? Pensate che tutta la società e tutta la proprietà siano affrante e vogliose di riscatto? Oppure c’è qualcuno che sotto sotto gode pure. Come magari qualcuno gode quando salta il fantomatico progetto dello stadio. Oppure qualcun altro gode a ogni “ritardo” nella trattativa Bee. A proposito di questo dovremmo aprire una parentesi grossa così, visto che in queste stesse righe avete letto mesi fa le (quasi) uniche perplessità sull’esito della trattativa fantascientifica per la cessione del 48% alla cifra astronomica di 480 milioni di euro a un rappresentante asiatico di non meglio identificati investitori. Mentre tutto il resto dei media nazionali davano per fatta l’operazione. L’ennesima bolla di sapone, l’ennesima illusione. Alla quale, mi spiace, ma non crediamo più. A costo di essere scomodi e criticati.
Qui si pensa e si scrive mossi da un unico interesse: il bene di questi amati colori. Purtroppo non è così da altre parti. Soprattutto non è più così in via Aldo Rossi e a Milanello, dove ormai quasi tutti pensano solo al loro tornaconto e non al bene comune. La struttura stessa della società suggerisce questa disgregazione. I due amministratori delegati di per sé non sono un problema. Il problema è che sono l’un contro l’altro armati. E il presidente consente questo “status” da ormai 4 anni a mezzo. Il caso Pato-Tevez-rinnovo di Allegri tra il 12 e il 14 gennaio 2012 fu il primo clamoroso capitolo di una lunghissima e tristissima storia. Possiamo anche dare tutte le colpe a Galliani, tanto il capro espiatorio fa sempre comodo e di colpe (tante) ne ha davvero. Ma com’è possibile che Galliani abbia disimparato a fare l’amministratore delegato solo 4 anni fa dopo 26 anni di successi e società compatta? Sedersi a una scrivania con uno spillone sotto la sedia non è facile per nessuno. E per Galliani negli ultimi anni pressioni e occhi puntati sono cresciuti a dismisura. Il risultato è stata una moltiplicazione esponenziale degli errori. E dopo ognuno di questi, vedasi la figuraccia Kondogbia, c’era sempre qualcuno pronto a dire: “Ecco, avete visto che Galliani è bollito?”. Fa sorridere poi il recente ritorno di fiamma per Braida da parte di tutti i tifosi. Ma come? Quando fu cacciato il grande Ariedo erano tutti contenti perché si iniziava a disfare la corte dell’Imperatore e adesso tutti lo rimpiangono perché “era l’unico che sapeva di calcio”. Ma come? Chi l’ha cacciato Braida?
Non mi interessa più chi ha torto e chi ha ragione: so solo che questi 4 anni e mezzo hanno portato alla progressiva distruzione di quello che “era” il Milan e adesso non attendiamo le prossime vittorie, ma i prossimi errori. Certi che ci saranno. Per fortuna mi risulta che non è alle viste l’errore di esonerare Mihajlovic, ultimo responsabile di questa situazione. Sarebbe il modo banale di individuare un altro incolpevole capro espiatorio. Non sarà un genio della tattica ma almeno sta facendo di tutto per far lavorare seriamente questi “ragazzotti” che negli ultimi anni hanno vissuto come “vacanze” la loro permanenza a Milanello e per lo più danno l’impressione di non essere attaccati alla maglia. Ma siamo sicuri che lo siano tutti quelli che stanno sopra di loro?