La regola è sempre quella. Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Il Milan resta lì nelle sabbie mobili di una trappola psicologica che macina risultati negativi. Una vera e propria spirale dalla quale nemmeno Sinisa Mihajlovic riesce a venirne fuori. E i numeri, proprio quelli, sono a dir poco impietosi. Ma non come qualcuno vorrebbe far credere.
E’ vero, infatti, che il Milan non subiva quattro gol in casa dall’epoca dell’Inter di Mourinho, quando nella stagione 2009/2010 calò un poker secco nel derby di andata. Ma è altrettanto vero che nelle ultime stagioni c’è chi aveva fatto peggio nelle prime sette partite. Massimiliano Allegri, infatti, partì malissimo sia nella stagione 2012/2013, finita poi al terzo posto, sia in quella successiva, costatagli poi l’esonero alla fine del girone d’andata. Nel 2012 i rossoneri collezionarono appena sette punti in altrettante gare (due vittorie, un pareggio e quattro sconfitte), segnando sette reti e subendone lo stesso numero. L’anno dopo il Milan chiuse le prime sette partite con appena otto punti (due vittorie, due pareggi e tre sconfitte), segnando e subendo tredici gol.
Oggi il Milan di Mihajlovic è allo stesso livello statistico di quello di Leonardo della stagione 2009/2010: nove punti oggi come allora al medesimo punto del campionato. Adesso le cose vanno meglio in attacco (otto reti fatte contro le quattro di sei anni fa), peggio in difesa (tredici gol incassati oggi contro i sette del 2009). Chi oggi sicuramente sorpassa il tecnico serbo è Filippo Inzaghi. Il suo Milan, un anno fa dopo sette giornate, aveva 14 punti (quattro vittorie, due pareggi e una sola sconfitta contro la Juve), con 16 gol all’attivo e 10 subiti. Solo il primo di Allegri pareggia quella statistica col medesimo score di punteggio. La matematica non è un’opinione, ma il dato più allarmante per Miha è l’eccessivo bottino delle squadre avversarie. Quanto a reti subite, non si ritrova un dato peggiore nell’era post-Ancelotti.