Il Milan da troppo tempo non è più la squadra di cui tutti ci siamo innamorati in passato, quella che comprava i calciatori migliori, era costantemente ai vertici del calcio europeo e mondiale, aveva un appeal senza eguali e scendeva in qualsiasi campo per comandare ed imporre il proprio gioco. Da qualche anno, troppi ormai, purtroppo questa squadra non c’è più ed è stata sostituita da una bruttissima copia sbiadita, sia dal punto di vista tecnico che da quello societario e dirigenziale. Figuracce in giro per l’Italia, si anche perché da due anni non si esce dai confini nazionali (per fortuna), programmazione inesistente, mercati fatti senza una logica ben precisa e allenatori che si alternano con una velocità degna dei migliori Zamparini e Preziosi.
Per vari motivi, per colpe certamente non solo loro, hanno fallito nel tentativo di dare un’identità a questa squadra gente come Allegri (dopo due-tre anni più che dignitosi), Seedorf, Inzaghi e al momento anche Mihajlovic. Per il tecnico serbo, però, ci può essere ancora il beneficio del dubbio. Troppo presto è, infatti, per parlare dell’ennesimo fallimento, nonostante l’inizio sia stato davvero disastroso, sotto tutti i punti di vista. Il tempo, però, se ne verrà concesso potrebbe ancora far cambiare le cose. Affinché questa succeda, il Milan ha bisogno di dimenticare di chiamarsi “Milan” e pensare da provinciale, da squadra che scende sempre in campo con i coltello tra i denti per rendere dura la vita a qualsiasi avversario.
Nella disastrosa ed umiliante prestazione contro il Napoli, però, non si è vista la benché minima ombra della squadra che Mihajlovic aveva promesso di regalare ai suoi tifosi. Brutti, fragili psicologicamente, arrendevoli e senza idee ed equilibrio. Un mix negativo esplosivo che non si può accettare, a patto di non volersi già arrendere e abituarsi all’ennesima stagione di delusioni e figuracce. Tutti noi, invece, ci aspettiamo dal tecnico serbo che riesca a dare per lo meno un’identità alla sua squadra, per poter applaudire undici gladiatori che, magari escono dal campo sconfitti, ma con l’onore delle armi, convinti di aver dato tutto. Le dichiarazioni arrendevoli di Mihajlovic nel post Napoli hanno davvero spaventato e terrorizzato tutti perché si è visto un allenatore con la fame di un gladiatore, reagire e parlare come un pulcino spennato e bagnato che si arrende al destino ostile.
Ieri in conferenza, invece, l’allenatore rossonero ha mostrato ancora una volta di avere carattere e di andare dritto per la sua strada. Ha parlato in maniera chiara, sincera e senza peli sulla lingua, dicendo quello che del resto tutti noi ci aspettiamo da lui. Il fumo ora non basta più. Oltre alle parole è arrivato il momento di fare i fatti. Mihajlovic, per non fare la fine dei suoi predecessori, magari anche in maniera largamente anticipata, deve cercare di trasmettere un po’ della sua grinta, della sua personalità, del suo carattere ai giocatori che scendono in campo. Fin qui, però abbiamo intravisto solo un mister insicuro che sbaglia formazioni, cambia idea troppo spesso e non azzecca quasi mai i cambi. Il tempo, come si dice in questi casi, è galantuomo, ma ormai inizia a stringere. Sinisa dovrà cercare di trovare la quadratura del cerchio in fretta, ora i bonus stanno per terminare ed ogni passo falso può costare caro.