Come spesso è accaduto, soprattutto in passato, di venerdì, Silvio Berlusconi è tornato a Milanello. Ha pranzato con i dirigenti Publitalia quindi, dopo aver visto l’ultima parte dell’allenamento dei rossoneri, si è intrattenuto con i giornalisti parlando a lungo di Milan. Sono stati molti i temi toccati dal Presidente rossonero che ha parlato di alcuni singoli (Bertolacci, Menez, Balotelli, il possibile ingaggio di Boateng a gennaio, Donnarumma), dell’allenatore, della trattativa con Mister Bee e ha fissato l’obiettivo stagionale del Milan. Non mancano gli spunti interessanti da analizzare dopo le sue dichiarazioni, come il modulo da utilizzare in campo e l’imperativo categorico nel raggiungere almeno il terzo posto che vale la Champions.
“Quando rientrerà Menez il Milan potrà tornare a giocare con il 4-3-1-2 con il francese dietro a Balotelli e Bacca”. I dettami presidenziali, come al solito, sono molto più di un consiglio tattico, ma diventano vere e proprie volontà che, se arrivano da così in alto, condizionano necessariamente le scelte dell’allenatore. Ingerenze presidenziali sicuramente non nuove, ma che non lasciano spazio a dubbi. Mihajlovic, per cui comunque Berlusconi ha avuto parole di elogio, ha solo due vie da intraprendere se vuole restare a lungo al Milan: giocare con il trequartista dietro alle due punte e raggiungere la Champions League. Certo è che, se si raggiungerà l’obiettivo stagionale, si potrebbe anche chiudere un occhio sui mezzi che verranno usati per arrivarci.
D’altronde è sempre stato così. Anche Carletto Ancelotti vinse uno scudetto (2003/2004) varando il 4-3-2-1, il sistema ad “Albero di Natale” con due trequartisti (Rui Costa e Kakà) alle spalle dell’unica punta (Shevchenko), nonostante il presidente chiedesse a gran voce le due punte. Lo scudetto, poi, mise a tacere tutto e tutti, ma vi immaginate se quel campionato lo avesse vinto la Roma? Mihajlovic ha sempre difeso le sue scelte e zittito tutti, ribadendo di non farsi influenzare da niente e da nessuno, ma dovrà dimostrare di avere il carattere e la forza necessaria per fare davvero di testa sua, senza scendere a compromessi con nessuno, neanche con i piani più alti della società per cui allena.
Vedremo in futuro quello che succederà, ma intanto Silvio Berlusconi è di nuovo caduto in tentazione. Le linee guida sono state dettate, anzi è stato fatto molto di più. Nessun presidente “consiglia” il suo allenatore sulla formazione da far scendere in campo, lui lo fa da anni. E, va bene che chi paga ha il diritto di pretendere, ma non può e non deve sostituirsi all’allenatore, altrimenti cosa lo scegli a fare? L’ex Cavaliere ha spesso ribadito che nella sua vita potrebbe fare tutto e certamente di calcio ne capisce, anche tanto. Peccato, però, che sono altri i suoi compiti e sarebbero altre le sue competenze. Mihajlovic, intanto, faccia di testa propria, tanto poi quello che conterà saranno solo ed esclusivamente i risultati sul campo. Il resto sono solo parole e aria fritta.