Dopo un mercato orfano del grande acquisto a centrocampo e un primissimo scorcio di stagione poco convincente dal punto di vista del gioco, in casa Milan è tempo di riflettere anche sulle questioni legate al modulo. Se è vero che Mihajlovic, avallato o addirittura ispirato dal dogma berlusconiano delle due punte, ha scelto sin dal ritiro il 4-3-1-2, non bisogna escludere a priori soluzioni alternative. Sia chiaro: poco lascia pensare a un cambiamento già in ottica derby ma, se il gioco continuasse a latitare, non si escludono modifiche tattiche già nelle partite successive.
Parlando di altre soluzioni, il tecnico serbo ha sempre e solo trattato il 4-3-3, ponendolo come prima alternativa al modulo con il trequartista. Il numero dieci, appunto, che sembra essere uno dei talloni d’Achille di questo Milan, perché Honda non ha ancora convinto a pieno, Suso è sembrato leggero e monotematico, mentre Bonaventura è considerato principalmente come un centrocampista. È chiaro che Mihajlovic pensi a un’interpretazione dinamica del modulo ma, con una condizione fisica non ancora ottimale, emergono maggiormente le lacune tecniche del ruolo del fantasista che, in passato, era occupato dai vari Kaka, Boban o Rui Costa.
D’altro canto, è innegabile che l’aspetto migliore del Milan di inizio stagione sia la coppia d’attacco Bacca-Luiz Adriano, due punte vere che avrebbe poco senso sacrificare sugli esterni. Difficile quindi pensare al 4-3-3, soprattutto dopo la cessione di El Sharaawy, o al 4-2-3-1, considerato che l’unico esterno offensivo di ruolo è quell’Alessio Cerci spaesato e mai convincente. Resta viva l’ipotesi di uno scolastico 4-4-2, buono per tenere le due punte in area e per coprire maggiormente il centrocampo, sacrificando qualcosa alla fantasia sull’altare dell’efficacia. Sarebbe un ritorno a uno degli schemi più vecchi del calcio ma, forse, sarebbe anche quella sana dote di realismo utile per acquistare condizione e convinzione, in attesa di tornare al 4-3-1-2 sempre nei pensieri di Sinisa Mihajlovic.